Cronache

Ai domiciliari la prof che ha avuto un figlio con l'alunno 14enne

La donna frequentava siti pedopornografici Il ragazzo: «Minacce, mi ha rovinato la vita»

Ai domiciliari la prof che ha avuto un figlio con l'alunno 14enne

Prato - Quaranta pagine di accuse pesantissime, dalla frequentazione di siti pedopornografici fino a contatti sospetti con altri minori: è la documentazione con cui la procura di Prato ha posto agli arresti domiciliari l'infermiera 31enne che ha avuto un bambino da una relazione con un ragazzino di 14 anni. Per la donna, che ha avuto relazioni col giovane nel periodo in cui gli impartiva ripetizioni private d'inglese, l'accusa contestata è di atti sessuali con minore e violenza sessuale per induzione. Nel primo caso si fa riferimento alla relazione avvenuta tra la primavera e l'estate 2017, quando il ragazzo aveva 13 anni, mentre il reato di violenza sarebbe scattato dopo che il giovane le ha detto di voler troncare il rapporto ricevendo in cambio minacce.

Da quando ieri all'alba gli uomini della squadra mobile hanno bussato alla sua porta notificandole il provvedimento, l'infermiera è ai domiciliari: gli agenti hanno anche eseguito anche una perquisizione nell'appartamento, sequestrando materiale e supporti informatici. Un primo sequestro era stato operato pochi giorni fa, quando la vicenda è divenuta pubblica dopo la denuncia dei genitori del minorenne: dalla relazione tra il figlio e l'ex amica di famiglia, come ha confermato il test del Dna, è nato anche un bambino che oggi ha sette mesi. E sono emersi nuovi elementi che sembrano aggravare la posizione della donna: le indagini, coordinate dal capo della procura Giuseppe Nicolosi, hanno portato a ritenere che la donna potesse sia reiterare il reato sia inquinare le prove. Ne è riprova il fatto che secondo gli inquirenti «ci sono stati tentativi di contattare il ragazzo dopo l'apertura dell'inchiesta. Inoltre dall'analisi dei pc abbiamo visto che la donna ha frequentato siti pedopornografici e ha contattato altri minori. Non abbiamo verificato casi di contatti, ma la possibilità che questi potessero avvenire ci ha spinto a chiederne l'arresto». Il riferimento a un possibile coinvolgimento di altri minori riguarda l'eventualità di nuovi incontri con ragazzini in palestra.

Intanto, è stato acclarato che i rapporti sessuali con il 14enne sono avvenuti sia a casa del ragazzo che della donna, e dopo la fine della relazione l'insegnante come ha riferito il procuratore - avrebbe minacciato il ragazzino, che non voleva più avere rapporti sessuali con lei. In particolare gli avrebbe più volte detto, tramite messaggi WhatsApp, che qualora lui non avesse proseguito la relazione lei si sarebbe tolta la vita («farò anche recapitare delle lettere, te sarai uno dei destinatari») o avrebbe portato il loro figlio nei pressi della scuola. I contatti ambigui tra la donna e il minore sono confermati dal grande volume di messaggi che la procura ha potuto esaminare, con date e orari. Si tratta di ben 170 pagine stampate di messaggi, tra cui «Avevo l'ormone del tredicenne ma non sapevo neanche che stavo venendo, perché era la prima volta» inviato alla responsabile della palestra. E proprio in palestra la donna minacciava di portare il frutto della relazione, al che il ragazzo rispondeva via messaggio: «Te lo chiedo per l'ultima volta. Non lo devi portare in palestra. Già mi hai rovinato la vita, puoi evitare di portarlo in palestra. Sono incasinato già con la scuola non mi creare altri problemi».

Da qui i due avrebbero stretto una sorta di accordo in base al quale la donna non avrebbe più portato il bambino in palestra e il ragazzino in cambio sarebbe andato a casa sua quando lei lo avrebbe chiamato. Ma la situazione era sempre più dura: «Non ce la faccio scriveva il 14enne - sono sempre venuto e continuerò a venire, ma se fai così, mi sento obbligato». Delicata è anche la posizione del marito della donna, anch'egli indagato per «alterazione di stato», che si applica a chi altera lo stato civile di un neonato.

Gli avvocati difensori della donna chiederanno la revoca del provvedimento: «Presenteremo richiesta di riesame al tribunale della libertà», ha spiegato il legale Mattia Alfano.

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