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"Aiutateci a riportare in Italia gli ex terroristi assassini"

Il ministro si appella al Parlamento di Strasburgo

"Aiutateci a riportare in Italia gli ex terroristi assassini"

Roma - Cesare Battisti non sarà un caso isolato. Fin dall'arrivo a Ciampino il 13 gennaio scorso del latitante, il ministro degli Interni Matteo Salvini si è ripromesso di perseguire i protagonisti degli anni di piombo che ancora non hanno saldato il debiti con la giustizia italiana. Uno di questi è Alessio Casimirri che, suo malgrado, sarà protagonista questa mattina all'assemblea di Strasburgo. I parlamentari europei sono infatti chiamati a pronunciarsi su un emendamento proposto dalla Lega. L'emendamento è da inserire nella risoluzione sul Nicaragua e vi si chiede l'immediata estradizione di quello che gli storici degli anni di piombo ricordano con l'appellativo di «primula nera del terrorismo rosso». Alessio Casimirri è riparato infatti da anni nel Paese centroamericano. Si è rifatto una vita come gestore del ristorante La Cueva del Buzo (la grotta del sub) nella capitale Managua dove vive. E dove si è sposato con Raquel Garcia Jarquin da cui ha avuto due figli.

Casimirri, nato a Roma nell'agosto del 1951, è stato uno dei membri del commando che prese in trappola le auto della scorta di Aldo Moro il 16 marzo del 1978. Prima di lasciare le Br nel 1980, Alessio Casimirri, figlio di una cittadina vaticana e del responsabile della sala stampa vaticana, ebbe tempo di partecipare alle uccisioni del giudice Girolamo Tartaglione e all'assalto alla sede regionale della Democrazia cristiana di piazza Nicosia a Roma.

Non è stato mai arrestato ed è fuggito, secondo gli inquirenti, dall'Italia nel 1982. In verità due anni fa, il presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sul rapimento e uccisione di Aldo Moro è entrato in possesso di documenti che sostenevano di un arresto, in territorio italiano, del Casimirri proprio nel 1982. Giuseppe Fioroni, allora presidente della Commissione d'inchiesta, riferì al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e ai ministri degli Interni e della Giustizia, Minniti e Orlando, di queste nuove prove che avrebbero necessariamente spostato in avanti la fuga all'estero del brigatista. Rimangono molti punti oscuri, sostenne allora Fioroni, non solo sulla latitanza ma anche sulle coperture e gli aiuti ricevuti da Casimirri. Già nel 1988 l'Italia aveva provato a chiedere l'estradizione dell'ex brigatista. Senza alcun risultato utile, dal momento che Casimirri, proprio grazie al matrimonio, era nel frattempo diventato cittadino nicaraguense. Fallì anche dieci anni dopo il tentativo del sostituto procuratore Massimo Meroni che aveva avanzato una rogatoria internazionale per ascoltare la testimonianza di Casimirri su alcune vicende riguardanti Valerio Morucci e l'uccisione del commissario di polizia Luigi Calabresi.

Al momento, nel mirino del Viminale c'è una trentina di terroristi: da Giorgio Pietrostefani, fondatore con Adriano Sofri di Lotta Continua, a Simonetta Giorgieri e Carla Vendetti, condannate nel processo Moro Ter e coinvolte nei delitti Biagi e D'Antona, a Enrico Villimburgo, una condanna di carcere a vita nel Moro Ter e per gli omicidi Bachelet e Minervini.

«Siamo fermamente convinti commenta il vicepremier Matteo Salvini che i delinquenti scappati all'estero debbano tornare in Italia e scontare qui le loro pene.

Siamo impegnati su più fronti e auspico che anche in Europa condividano la battaglia del nostro governo».

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