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Aiuti e solidarietà per Israel: "Non dovrà mai mendicare"

Lotta per salvarsi il figlio della nigeriana respinta dalla Francia e morta in Italia poche ore dopo il parto

Aiuti e solidarietà per Israel: "Non dovrà mai mendicare"

Israel è nemmeno un chilo di essere umano, trattato dalla Francia come fosse un sacchette di mele ammaccate, merce da supermercato da avviare in discarica. E salvato invece dall'Italia come quello che è, un bambino che merita di crescere e sorridere, in qualsiasi luogo e in qualsiasi lingua.

Israel non chiederà l'elemosina. Lo assicura il padre Destiny (che nome impegnativo), che lo veglia nell'ospedale Sant'Anna di Torino, dove da qualche giorno Israel è nato nell'ultimo glorioso conato di vita della mamma Beauty. La donna, una nigeriana di 31 anni, era malata di un linfoma che le deformava l'addome più della gravidanza. Beauty era stata respinta lo scorso 9 febbraio alla frontiera con la Francia. Lei aveva i documenti a posto e un corpo devastato che le avrebbe dato diritto a quel minimo sindacale di umanità che i gendarmi francesi non hanno trovato in nessuna piega della loro bigia anima (e forse nemmeno l'hanno cercato). Il marito Destiny no, e così gli armigeri al soldo di Macron hanno lasciato la patata bollente all'Italia. Beauty è stata soccorsa dai volontari dell'associazione Rainbow4Africa, da Bardonecchia trasportata all'ospedale di Rivoli, quindi al Sant'Anna, dove i medici si sono accorti subiti che il biglietto della vita di Beauty stava per scadere. L'hanno tenuta in vita con pietà e pragmatismo, in modo che portasse più avanti possibile la gravidanza. Quando proprio la nigeriana era allo stremo le hanno praticato un cesareo d'urgenza, dividendo le strade di mamma e figlio. Lei verso la morte, lui verso la vita. Una vita che ora dovrà conquistarsi minuto per minuto, perché i settecento grammi alla nascita sono pochi davvero, ma ora sono già novecentocinquanta, ma la battaglia è appena iniziata, e in ospedale Israel dovrà restarci ancora diverse settimane. Accanto a lui il padre che lo lascia solo di notte, quando va a grattare qualche ora di sonno in un ricovero. «L'Italia - dice grato Destiny - ha deciso di aiutarmi, ora spero di ottenere dei documenti e un lavoro per stare con mio figlio qui da voi. Sento un vuoto dentro, sono molto triste, però voglio ringraziare i medici per tutto quello che hanno fatto, soprattutto per il mio bambino». «Far nascere un bambino da una mamma con una neoplasia così avanzata - spiega Enrico Bertino, direttore del reparto Neonatologia del Sant'Anna - non è frequente, adesso speriamo solo che il piccolo possa crescere sano e felice». «Il piccolo è nato da una gravidanza molto critica, direi però che le sue condizioni cominciano a essere favorevoli. Ha superato bene l'adattamento, nonostante una grave immaturità».

Ora Israel e papà Destiny vivono grazie alla gara di solidarietà scattata dopo che la loro storia ha conquistato gli italiani. Il piccolo prende grammo dopo grammo succhiando avido il latte della banca del latte donato da mamme che ne hanno in abbondanza. Il papà invece oltre ad avere ospitalità in un dormitorio spera che gli sia offerto un lavoro. Ne aveva uno a Napoli, lo aveva perso, e da quella disavventura era nata la determinazione di cercare fortuna in Francia. «Paese che però tratta i migranti peggio di come i corriere trattino i pacchi», come dice Paolo Narcisi, presidente di Raimbow4Africa che da dicembre ha aiutato un migliaio di migranti. Parigi infatti qualche giorno fa si è resa protagonista di un altro atto di ordinaria disumanità: ha incriminato per violazione delle leggi sull'immigrazione Benoît Ducos, una guida alpina francese che aveva soccorso una migrante incinta all'ottavo mese che cercava di raggiungere la Francia attraverso il passo del Monginevro. L'uomo aveva cercato di portare in auto la donna, già madre di due bambini di 3 e 2 anni, all'ospedale di Briançon per farla partorire ma era stato fermato da una pattuglia della Gendarmerie che gli aveva contestato l'assenza di documenti dei suoi passeggeri.

Ora Ducos rischia cinque anni di carcere.

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