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Aiuti il Nepal e finanzi i sindacati

Eataly si fa pubblicità ma i 450mila euro finiscono a Cgil, Cisl e Uil. E scoppia lo scontro su chi ha avuto l'idea

Aiuti il Nepal e finanzi i sindacati

«Ecco una bella storia». Su alcuni quotidiani si può trovare un'intera pagina comprata da Eataly, la catena di supermercati dell'enogastronomia made in Italy fondata dall'imprenditore Oscar Farinetti. La bella storia è la raccolta fondi per il Nepal terremotato, durante i sei mesi di Expo. Una teca trasparente piena di monete e banconote, «450mila euro il risultato», spiega Eataly, dopo aver svuotato più volte il contenitore delle offerte, installato a sue spese davanti ai ristoranti Eataly a Expo. Dopo aver ringraziato «la generosità degli italiani e dei turisti stranieri in visita ad Expo Milano», e dopo gli auguri al paese colpito dal cataclisma («W il Nepal»), il comunicato spiega che «il conto sul quale sono stati depositati i fondi è intestato a Expo 2015 ed ai sindacati Cgil, Cisl e Uil i quali, in accordo con il governo nepalese, sosterranno un progetto per la ricostruzione». Dunque, le donazioni per aiutare il Nepal verranno gestite dai sindacati Cgil, Csil e Uil di Milano insieme ad Expo Spa, a cui è cointestato il conto corrente aperto su Intesa Sanpaolo.

Ma che c'entrano i sindacati col Nepal? Semplice: l'idea, spiegano i sindacati, è partita da loro. Prova ne sia un comunicato redatto il 30 aprile che annuncia l'avvio di «un'iniziativa comune di raccolta fondi che inizierà il 1 maggio, giorno davvero simbolico in quanto festa dei Lavoratori», e che prevede appunto l'installazione di una teca dentro il padiglione del Nepal. Eataly, d'altro canto, sostiene che «la raccolta fondi è partita da un'idea di Eataly e Eataly ha installato la teca nella notte tra il 30 aprile e il 1 maggio», mentre «Expo e i sindacati hanno preso in carico la somma raccolta». Ai sindacati qualcosa non torna: «Uno legge il paginone di Eataly e pensa che sia merito di Farinetti, ma l'iniziativa è partita da noi, all'inizio di Expo - spiega Renato Zambelli, responsabile Expo Cisl Milano - Poi, solo verso metà maggio, è comparsa una seconda teca sul Decumano (il vialone centrale di Expo, ndr ), non sapevamo neppure chi l'avesse messa. La primogenitura è nostra, e sarebbe abbastanza singolare se ora che l'iniziativa si è rivelata un successo ci fosse una forzatura per prendersene i meriti». Anche perché, al di là della gara sulla primogenitura, le forze unite hanno raddoppiato il raccolto benefico, che alla fine, tra le due teche, ha raggiunto i 900mila euro (i conti precisi li stanno ultimando).

Ecco, appunto, ma adesso con quei soldi che cosa si fa? Anche qui non è chiarissimo. La faccenda è finita in capo alla Farnesina, perché si è rischiato un incidente diplomatico. Il governo del Nepal, infatti, arrivato in visita a Expo a settembre, nella figura del ministro del Commercio estero, Sunil Bahadur Thapa, e ha equivocato l'iniziativa, pensando che quei fondi sarebbero stati girati al Nepal, e non a Cgil, Cisl e Uil. Il ministro vorrebbe usare i soldi per la ricostruzione del tempio di Kasthamandap, a Kathmandu, ma i sindacati non sono d'accordo: «Siamo amareggiati - ha risposto il responsabile Cisl - non solo il ministro non ha mai ricordato i sindacati, ma parla dei soldi donati come se fossero suoi. Nella solidarietà internazionale c'è una regola non scritta: i soldi non si danno direttamente a un governo ma si impiegano in un progetto monitorato». Che, secondo la triplice, consiste nella formazione nel campo dell'edilizia in Nepal. Problemi che non riguardano più Eataly e Farinetti, che ha contribuito al successo dell'operazione. E con Expo (aggiudicato senza bisogno di gara d'appalto) ha fatto un ottimo affare, di immagine (aiutiamo anche il Nepal) ed economico: oltre 30 milioni di fatturato, un 2015 verso i 400 milioni di ricavi, in crescita anche grazie a Expo.

Un'altra bella storia.

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