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Aiuti, Renzi sfida Bruxelles ma rischia l'invio della Troika

Per il Financial Times il governo potrebbe violare le regole per salvare il credito. Per la Ue la via è il commissariamento

Aiuti, Renzi sfida Bruxelles ma rischia l'invio della Troika

Sulle banche è ancora guerra di posizione tra l'Italia, la Ue e anche la Germania. Il nuovo caso ieri è stato innescato dal Financial Times. La tesi del quotidiano britannico è che l'Italia si sta preparando a sfidare l'Unione europea con un piano di aiuti di Stato diretti ai suoi istituti di credito. Soldi pubblici alleggerire le banche dai non performing loans, il tutto fuori dalle regole europee. Ricostruzione basata su indiscrezioni di fonti vicine al governo, anche se la versione del Ft contrasta con quella sponsorizzata dell'esecutivo italiano già da qualche giorno.

Secondo Palazzo Chigi e il ministero dell'Economia c'è spazio per aiutare le banche restando dentro i trattati e le leggi europee. La direttiva Brrd (quella che ha introdotto il bail in nel sistema europeo), sempre secondo questa versione, già oggi permetterebbe la ricapitalizzazione in via precauzionale di quegli istituti di credito che non superano gli stress test della Bce.

Interpretazione arrivata in contemporanea ad alcune aperture del commissario alla Concorrenza Margrethe Verstager, secondo la quale c'è la possibilità di intervenire salvando la clientela retail. In altre parole, evitare che si verifichino casi come quelli delle quattro banche fallite, con il coinvolgimento dei piccoli obbligazionisti o, peggio, che siano messi di mezzo i correntisti, come prevede la direttiva sulle risoluzioni oggi pienamente in vigore.

Ieri il portavoce della Verstager Ricardo Cardoso ha sottolineato che «sulla base di diversi precedenti» c'è «un certo numero di soluzioni» per aiutare le banche «pienamente in linea con le regole della Ue per affrontare le carenze di liquidita o di capitale». La ricostruzione del Financial times è stata smentita da fonti di Palazzo Chigi. Sulle banche la linea italiana resta quella ufficiale: il premier Matteo Renzi «predilige soluzioni di mercato, nel rispetto delle regole europee». Niente aiuti di Stato, quindi. Il riferimento è soprattutto a Monte dei Paschi di Siena che deve liberarsi di 47 miliardi di non performing loans.

Il governo vuole incentivare i privati, lo ha già fatto con le garanzie alle cartolarizzazioni e con il fondo Atlante. Ma il mercato non sembra nelle condizioni di farsi carico delle sofferenze degli istituti italiani. In un report di Fitch reso noto proprio ieri, l'agenzia di rating sottolinea come tutti gli sforzi del governo evidenzino la «scarsa qualità» degli asset delle banche italiane.

Difficile che possa intervenire lo Stato italiano, dopo lo stop di Bruxelles (l'articolo del Ft va interpretato in questo senso). Ma l'urgenza c'è. E allora i «diversi precedenti» di cui ha parlato ieri la Commissione europea ieri potrebbero fare pensare ad altro. Non alla direttiva Brrd, come sostiene il governo italiano, visto che non è mai stata applicata fino ad oggi, se non parzialmente in Italia. Ma, ad esempio, al fondo del salva stati, il meccanismo Esm già sperimentato con la Spagna tre anni fa quando furono iniettati nel sistema creditizio più di 40 miliardi. Un intervento breve della Troika, fino a oggi escluso dal governo.

La Germania è ufficialmente schierata con chi non vuole fare eccezioni per l'Italia. La cancelliera Angela Merkel nei giorni scorsi ha detto che le regole non vanno cambiate ogni due anni. Ma i tedeschi hanno i loro guai, soprattutto con Deutsche Bank, con i suoi 50mila miliardi di dollari di esposizione ai derivati, stimati dalla Banca europea degli investimenti. Quindici volte il Pil tedesco.

Cifra che nessun salva Stati sarebbe in grado di reggere.

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