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Ala è in fibrillazione: con la vittoria del No pronti a tornare in Fi

Lo scontro politico in vista del referendum sulla riforma costituzionale

Ala è in fibrillazione: con la vittoria del No pronti a tornare in Fi

Roma - Il pessimo risultato delle Amministrative ottenuto dal Pd e quello ancora peggiore incassato dai «renziani in progress» (il copyright è di Fabio Rampelli), ovvero dalle varie componenti elette sotto le insegne di Forza Italia convertitesi in corso di legislatura alla fedeltà al premier. Lo spettro di una sconfitta del ddl Boschi al referendum che potrebbe scompaginare equilibri e prospettive politiche. Il rischio di trovarsi in mezzo al guado, senza coperture né dalle parti del centrodestra, né da quelle del centrosinistra. E infine il segnale arrivato dall'Aula del Senato con l'autorizzazione all'arresto per Stefano Caridi che alcuni parlamentari definiscono come «un elettroshock».

Nelle file dei verdiniani aumentano le fibrillazioni, un malessere composito che ha origini spesso diverse da senatore a senatore (mentre il gruppo dei verdiniani alla Camera è molto più compatto). Due giorni fa l'Agenzia Italia raccontava di una riunione in cui i senatori avrebbero chiesto a Denis Verdini di tenere aperta la porta del dialogo con Stefano Parisi così da assicurarsi una exit strategy in caso di sconfitta al referendum. La richiesta di garanzie e copertura politica si fa pressante, tanto più che la fiducia sull'affidabilità del premier è in costante diminuzione (e molti ritengono che Renzi alla fine si riposizionerà cercando innanzitutto di evitare fughe di voti a sinistra). Verdini, secondo quanto raccontato dall'Agi, li avrebbe rassicurati, aggiungendo di non credere molto alla tenuta dell'uomo nuovo del partito azzurro. Vincenzo D'Anna, qualche giorno fa parlando a il Tempo aveva già aperto uno spiraglio. «Scegliemmo il male minore tra Grillo e Salvini, cioè Renzi. Se in Forza Italia dovessero cambiare le cose quella del ritorno è una ipotesi che non mi sento di scartare».

Poi, come detto, c'è l'episodio di Caridi, con l'accelerazione in Aula con l'inversione dell'ordine del giorno e l'arresto, senza neppure aspettare il pronunciamento del tribunale del Riesame. Non è un caso che Renato Schifani dedichi alla vicenda il suo primo comunicato dopo il ritorno in Fi. «Quel voto dimostra in maniera lampante quanta incolmabile distanza ideologica ci sia tra centrodestra e Pd. Al di là di un'inversione dell'ordine del giorno che non ha precedenti, c'è da riflettere sul comportamento di un partito che soggiace alla logica dell'appartenenza nonostante la consapevolezza che la quasi totalità dei colleghi non avevano avuto la possibilità di leggere gli atti.

Ci pensino coloro che pur definendosi moderati ipotizzano uno schema di alleanza con questa sinistra e ne traggano le dovute conseguenze».

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