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Alfano impone ai Comuni il "25 per mille" dei profughi

Il governo vuole obbligare anche i piccoli paesi ad accogliere gli immigrati in proporzione agli abitanti

Alfano impone ai Comuni il "25 per mille" dei profughi

Quote da imporre ai comuni «riottosi» ad accogliere i migranti, addolcendo la pillola con incentivi per i municipi che accetteranno il «tetto» imposto dal piano del Viminale in accordo con l'Anci. Venticinque immigrati ogni mille abitanti, incrementando i residenti del 2,5 per cento con gli arrivi di quanti sbarcano sulle coste del Sud o soccorsi in mare dalle navi della missione Eunavfor Med che pattugliano il Mediterraneo. Il tutto in nome di un'emergenza che è nei fatti ma viene negata e nascosta, tanto che in Cdm il tema degli incentivi per i comuni «accoglienti», poi saltato, non era nemmeno all'ordine del giorno, ma nascosto tra le «varie ed eventuali». Il solo annuncio del piano, comunque, ha sollevato una ridda di polemiche, sia tra gli amministratori locali che tra i politici di opposizione. Addirittura di un «progetto teso a sostituire la nostra gente con gli immigrati» parla il responsabile Organizzazione del Carroccio, Roberto Calderoli, che critica duramente il piano, definito «una follia». «Si è superato ogni limite, ma Renzi e Alfano sono evidentemente convinti che tutta l'Africa possa essere trasferita in Italia», commenta il senatore leghista, ricordando he «la maggioranza assoluta di coloro che l'accordo tra Viminale e Anci vorrebbe distribuire sul territorio nazionale» non hanno i requisiti per «ottenere lo status di rifugiato». E dunque per Calderoli è incomprensibile doverli «alloggiare e mantenere, incentivando addirittura economicamente i Comuni» mentre «cinque milioni di italiani vivono sotto la soglia di povertà». E all'ira di Calderoli si unisce anche quella di Giorgia Meloni (Fdi): «Poiché quello di Renzi non è un governo virtuoso dobbiamo aspettarci di tutto».

Gli incentivi, alla fine, sono saltati, e il consiglio dei ministri di ieri si è chiuso senza nemmeno sfiorare l'argomento. Il nuovo tetto che impone alle amministrazioni comunali una quota di migranti pari al 2,5 per cento degli abitanti serve come il pane al governo per allentare le tensioni dove, come a Ventimiglia, la percentuale di stranieri e richiedenti asilo in rapporto agli abitanti è molto più alta di così. L'obiettivo è «piazzare» un numero complessivo di arrivi stimato in 180mila persone, e serve dunque una «platea» di residenti complessiva di oltre sette milioni di abitanti. Finora solo 2.229 comuni su oltre 8mila, soprattutto al Sud, hanno accolto i flussi in costante arrivo ed è evidente che il richiamo pecuniario serva proprio a convincere qualche sindaco in più a incassare soldi e migranti senza protestare.

Il delegato Anci per l'immigrazione, il sindaco di Prato Matteo Biffoni, mentre nel Cdm saltavano gli incentivi, spiegava di «salutare con favore l'imminente entrata in vigore di un sistema, che opererà con deleghe ad hoc affidate dal Viminale» che introduce la quota di 25 profughi ogni mille abitanti, prevedendo appunto «più risorse ai comuni e - prosegue Biffoni - lo sblocco del turnover del personale attivo nei municipi». Il responsabile immigrazione dell'Anci dà del piano una lettura «in positivo», ricordando come questo «sistema» possa stoppare, per esempio, «la possibilità che un prefetto annunci all'improvviso a un sindaco l'arrivo di nuovi migranti o di minori non accompagnati sul suo territorio».

Soldi più assunzioni come «prezzo» per l'accoglienza sono insomma gli ingredienti di una ricetta frettolosa (al momento rimasta tra i desiderata di Angelino Alfano dopo il passaggio a vuoto in Cdm) per uscire da un'emergenza che lo stesso Biffoni ammette esserci: «È bene che si sappia - spiega il sindaco di Prato - che tutti i sindaci hanno ormai il fiato grosso», e serve dunque «una maggiore velocità sui meccanismi di rimpatrio per i non aventi diritto».

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