Politica

Alfano, Napolitano e gli altri. La vendetta dei mestatori

Risate ed esultanza da centristi e partito del non voto. Angelino su Twitter: "Inciucellum affondato, Eurogoal"

Alfano, Napolitano e gli altri. La vendetta dei mestatori

Risate durante il terremoto. Solo un terremoto politico, per fortuna, quello che ieri ha mandato sugli scogli l'accordone sulla legge elettorale. Ma le risate c'erano eccome. E non servono le intercettazioni per sapere chi ha goduto senza riserva dopo il voto sull'emendamento diventato un'utile trappola per la maggioranza pro voto. In Transatlantico ad esempio, almeno due ministri del governo in carica ieri sprizzavano apertamente gioia, pensando al «povero Matteo» e a come, dopo il clamoroso flop alla Camera, avrebbe trovato il portone del Quirinale freddamente sbarrato a ogni richiesta di voto, se avesse bussato senza portare in dote a Mattarella una legge elettorale plausibile. Beatrice Lorenzin ed Enrico Costa non facevano mistero del loro entusiasmo, in barba alla promessa di Gentiloni sulla neutralità del governo rispetto al processo di approvazione di una legge che consenta al Paese di votare. Lorenzin e Costa del resto hanno le loro ragioni: col Tedeschellum approvato il conto alla rovescia della loro esperienza di governo, che al momento appare non ripetibile, avrebbe cominciato a ticchettare all'impazzata, proprio mentre loro, dopo aver sperato a lungo in un passaggio sulla nave del Pd si sono ritrovati profughi del gommone centrista. Per colpa del traditore Matteo. Più sobrio, nello stesso schieramento, Maurizio Lupi, che si limita a schernire il dilettantismo di chi «ha voluto collegare legge elettorale e voto anticipato».

Del resto perché tacere, quando il nocchiere dello stesso gommone, anche lui seduto al governo con Gentiloni, stappa lo spumante virtuale su Twitter? Il ministro degli Esteri Angelino Alfano ieri si è dimenticato di essere il capo della diplomazia italiana ed è sbottato: «#Inciucellum affondato! #EUROGOAL», manco avesse segnato la sua amata Akragas calcio. Nel pomeriggio il ministro ha tentato faticosamente di ricomporsi: «Siamo di fronte a un fallimento clamoroso, le cui responsabilità sono sotto gli occhi di tutti. Su queste responsabilità sarebbe facile infierire e, dunque, non lo faremo».

Ma le risate più soddisfatte sono quelle che riecheggiano dietro le quinte, lontano dalle aule parlamentari. Innanzitutto quelle del vero capo del partito del non voto, l'ex presidente Napolitano, «il fantasma che ancora monita», lo apostrofa Grillo coniando un neologismo che minaccia di entrare nella disastrata lingua della politica. Chissà se il manovratore occulto del trappolone di ieri rideva già durante il pranzo in vineria, a due passi dal Teatro Valle di Roma, dove è stato visto con Anna Finocchiaro, Pd ma anche lei schierata contro le urne. Napolitano se la ride di sicuro, dopo aver denunciato l'accordone come «intesa solo di convenienza», dimenticando quanto sia altrettanto trasversale e opportunistico anche lo schieramento avverso. A bordo del gruppo di allegroni ci sono tutti i volti noti del pattuglione dei nostalgici dell'Ulivo, a partire dal mentore Romano Prodi, anche lui in prima fila tra gli scandalizzati dal Tedeschellum. «Anticipare il voto? Un vulnus», aveva sentenziato. Chissì come se la ride lui che è stato affondato dai franchi tiratori ora che la stessa purga è servita a prendere tempo per cercare di ricomporre l'arcipelago rissoso della vecchia sinistra e dei campoprogressisti di Pisapia e i bersaniani che ieri dopo il voto sull'emendamento hanno esultato a scena aperta.

Di sicuro se la ride D'Alema che tra tutti i cospiratori pare quello che ha meno chance di ritrovare la perduta centralità politica. Ma che importa? Per uno vendicativo come lui, veder rottamato il suo rottamatore Renzi, fosse anche solo per un giorno, non ha prezzo.

E ora? Tutti a festeggiare da Mattarella. In fondo lo scopo di tutte le manovre per disseminare trappole sul percorso del Tedeschellum era proprio questo: dotare il Presidente delle armi politiche necessarie a congelare i bollori elettorali di Renzi. E infatti dal Quirinale trapela subito lo stop all'idea di risolvere la legge elettorale con un decreto per andare al voto in fretta.

Il partito del non voto prende fiato e ringrazia a stretto giro di posta. «Mattarella e Gentiloni contino su Alleanza popolare», assicura Alfano.

Le poltrone sono salve, il problema occupazionale rinviato.

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