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Alfano rinnega lo ius soli: "Il sì ora regalo alla Lega"

Ap cambia idea: «La norma è giusta, ma non è il momento». Salvini esulta, il Pd va avanti

Alfano rinnega lo ius soli: "Il sì ora regalo alla Lega"

Alla fine non c'era più nessuno specchio cui aggrapparsi. E al leader di Alternativa Popolare non è rimasto che dire la verità: lo Ius soli non lo votiamo perché non è un provvedimento da votare a ridosso di una campagna elettorale che già si annuncia lunga e faticosa. E, se non bastasse questa confessione col cuore in mano, al termine della direzione nazionale del partito Alfano ha aggiunto: «Ribadiamo che lo Ius soli è una cosa giusta. Votarla nel momento sbagliato ne farebbe però una cosa sbagliata e un regalo alla Lega». Maurizio Lupi, fresco di nomina a coordinatore di Ap e già capogruppo a Montecitorio, prova ad articolare l'Alfano-pensiero. «Sullo Ius soli riteniamo che ci sono dei miglioramenti da portare nella discussione. A sei mesi dalla conclusione della legislatura è tuttavia un errore creare guerriglia in Parlamento». E mostra anche serenità, Lupi, circa la tenuta di una coalizione dove il partito di maggioranza - il Pd di Renzi - vuole assolutamente votare lo Ius soli e portarlo in dote proprio alla campagna elettorale prossima ventura. «Gentiloni - rassicura il nuovo coordinatore di Ap -. farà un lavoro di sintesi. In fondo questo non è un monocolore». E non teme nemmeno la spada di Damocle della fiducia, Lupi, che avverte: «Gentiloni ha mostrato di essere persona altamente responsabile e sa che da qui a dicembre le priorità sono altre».

Insomma la legge sullo Ius soli può pure essere giusta. Ma non è il momento - per Alternativa popolare - di votarla. Quindi da oggi si scopre una terza categoria: le leggi da fare, quelle da bocciare, e quelle da rimandare a momenti migliori. D'altronde il partito guidato da Angelino Alfano non ha mai tentennato circa il suo giudizio sulla legge. Fosse per loro si voterebbe, magari con qualche emendamento, come suggerito soltanto una settimana fa dallo stesso Alfano. «Servono alcuni emendamenti perché così non funziona» aveva commentato il ministro degli Esteri. Che alla fine di agosto al Meeting di Comunione e liberazione così commentava l'ennesimo rinvio della votazione della legge. «Non abbiamo obiezioni di merito. Chiediamo una valutazione di opportunità». Posizione già più guardinga rispetto a quella mostrata a metà luglio quando senza se e senza ma il segretario di Ap dichiarava: «Abbiamo già detto sì alla Camera e lo stesso faremo al Senato, dove una discussione più serena permetterà di migliorarne il testo».

Se Gentiloni evita di rispondere, a lanciare il guanto di sfida ci pensa Matteo Richetti, portavoce del Pd. «A differenza di quanto detto da Alfano è proprio questo il momento propizio per votare lo Ius soli, strumento creato per garantire l'integrazione. E su questo noi del Pd non ci spostiamo di una virgola». E poi promette di cercare voti altrove per far approvare il ddl in tempi sufficientemente rapidi. Le bacchettate più pesanti Alfano le riceve, però, dal suo vice alla Farnesina, il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova (Forza Europa). «Rinunciare a uno Ius soli temperato - scrive Della Vedova sul suo profilo Facebook - significa fare un regalo alla Lega e a chi mette in un unico calderone barconi, terroristi e immigrati».

E infatti tra i primi a esultare per il passo indietro di Alfano c'è proprio Salvini che tuona orgoglioso: «Abbiamo fermato lo Ius soli», che presto diventerà slogan elettorale.

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