Economia

Alibaba a caccia di marchi italiani

Federalberghi: «Chance per turismo ma manca la promozione»

Alibaba a caccia di marchi italiani

nostro inviato a Porto Cervo (OT)

La 69esima assemblea nazionale di Federalberghi a Porto Cervo si è appena conclusa, gli albergatori si mettono in fila per parlare con l'ospite d'onore, il direttore generale per il Sud Europa di Alibaba, colosso cinese dell'ecommerce, maxi vetrina on line cui si rivolgono per lo shopping 552 milioni di persone. Fanno tutti la stessa domanda: come possiamo aprire una pagina per il nostro albergo su AliBaba? Uno si avvicina baldanzoso. Il manager, Rodrigo Cipriani Forese, lo liquida con cortesia: «Lei ha un solo albergo? Lasci stare...».

«Tutti i cinesi sognano di passare una settimana in Italia una volta nella vita - spiega Cipriani - e adorano le nostre tre f: fashion, food, furniture. Ma è un mercato immenso, bisogna avere la forza di farsi notare». Alibaba vende di tutto e per i cinesi è più di Amazon, è un ecosistema attraverso cui gestire i propri consumi. Si sceglie su Alibaba, si paga via telefonino con Ali Pay (usato da 650 milioni di cinesi), si compra una vacanza con Ali Trip. Una middle class di 300 milioni di persone che viaggia sempre di più. «Da anni si attende il boom del turismo cinese - spiega Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi - e finalmente si vedono numeri interessanti: 1,5 milioni di turisti l'anno, ma solo 500mila atterrano da noi, visto che Alitalia ha pochi collegamenti». Su Alibaba se cerchi viaggio nel Belpaese spunta la Torre Eiffel. Parigi e Francoforte sono diventati gli hub attraverso cui i cinesi arrivano in Europa. L'Italia come al solito si muove in ordine sparso. Il nostro Ente del turismo un anno fa ha stretto un accordo con Alibaba per aprire una vetrina on line, ma da allora non ha ancora messo in rete alcun contenuto significativo, sottolinea Cipriani. E così le nostre produzioni, spesso troppo piccole per potersi permettere campagne promozionali, non fanno breccia. Il vino italiano in Cina vale solo il 4-5 per cento del mercato. Qualcuno ce la fa.

«Alfa Romeo ha aperto la propria vetrina e nei primi 3 secondi di contrattazioni ha venduto 350 Giulia. Un anno prima era successo alla Maserati: 100 auto vendute in un secondo. Ma è un mercato che non si affronta senza preparazione, il sito dev'essere in cinese e va gestito da un'agenzia cinese autorizzata». La torta per l'export italiano è enorme ma AliBaba non apre a chiunque. Tutto sta nel colpire l'immaginario dei cinesi. Come è successo al piccolo villaggio olandese di Giethoorn, selezionato per comparire in una versione del Monopoli venduta in Cina.

«Migliaia di cinesi sono andati a visitare quel villaggio», racconta Cipriani. I cui referenti della casa madre di recente gli hanno chiesto di «reclutare» un marchio di moda: Chiara Ferragni, la fashion blogger.

Stai a vedere che ci ritroviamo Fedez a Pechino?

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