Economia

In Alitalia-Etihad inizia la guerra delle super-poltrone

Prime linee confermate solo fino al verdetto di Bruxelles. Schisano punta al ruolo ad, ma Cassano resta in testa

In Alitalia-Etihad inizia la guerra delle super-poltrone

Chi guiderà la nuova Alitalia? È questa la domanda più frequente relativa al futuro della ex compagnia di bandiera all'indomani delle nozze con Etihad. La presenza di un team degli Emirati accanto al management italiano, per seguire da vicino l'operatività dell'azienda e la sua gestione, è del resto una delle tre condizioni che la compagnia araba ha posto nel preaccordo con Alitalia, ancor prima della conclusione del matrimonio.

Secondo i rumor, la poltrona di amministratore delegato sarebbe già stata attribuita a Silvano Cassano, che ha alle spalle un curriculum da uomo di strategie: ex ad di Benetton - quindi vicino alla famiglia proprietaria di Adr, a cui si aprono con Etihad nuove prospettive di investimento - e in buoni rapporti con l'ad James Hogan, già suo collega ad Hertz. Un altro nome che circola nei corridoi di Via della Magliana è quello di Giancarlo Schisano, vicedirettore generale Business & Cargo di Alitalia. Nella compagnia dal 2005, Schisano conosce ogni meandro della società e, inoltre, ha una lunga esperienza nel campo dei trasporti. Una figura adatta alle realtà come la nuova Alitalia, che devono affrontare una severa ristrutturazione e, per questo motivo, non «amatissima» dai sindacati.

Sui tempi per l'insediamento, ancora non ci sono previsioni: certamente dovrà essere prima definito il nuovo vertice e nominato il capo azienda a cui spetteranno le scelte strategiche e operative. Per il momento, tutte le prime e seconde linee manageriali della «vecchia» Alitalia sono state confermate, sebbene ad interim. Due fattori rendono meno veloce il ricambio rispetto alla normale prassi successiva a un'acquisizione. In primo luogo, tutti i soci del vettore italiano aspettano il via libera dell'operazione da parte della Commissione Ue. Un iter non brevissimo: innanzitutto il dossier sarà esaminato a settembre e, circostanza non meno importante, il nuovo esecutivo comunitario si insedierà a novembre e sarà quello a dover dire l'ultima parola rispetto ai quesiti sollevati da British Airways e da Lufthansa circa la configurabilità come aiuto di Stato dell'intervento di Poste Italiane.

Altro fattore non trascurabile è il mese di agosto. I top banker che hanno seguito da vicino la trattativa, a partire dall'ad di Unicredit Federico Ghizzoni e dal ceo di Intesa, Carlo Messina, sono in vacanza e, nonostante i contatti quotidiani con gli Emirati, non intendono stressarsi ulteriormente dopo le faticose trattative. Ecco perché, una volta ripresa l'attività, saranno limati gli ultimi dettagli e, di concerto con Etihad e gli altri azionisti, si valuteranno i profili manageriali più adatti. A questo si deve aggiungere il fatto che Luca Cordero di Montezemolo, vicepresidente di Unicredit all'interno della quale rappresenta gli azionisti di Abu Dhabi (Aabar), sia sempre più convinto ad assumere la presidenza della nuova realtà. Con una figura di garanzia come quella del numero uno di Ferrari anche il governo, le Poste e, soprattutto, Etihad avrebbero meno motivi di preoccupazione.

Occorre inoltre ricordare che Etihad non ha solo portato capitali freschi ai suoi partner, ma anche «esperienza». Dopo l'acquisto di una quota in Air Seychelles nel 2012, Etihad ha paracadutato il problem-solver Cramer Ball come ad della compagnia aerea. Lo stesso manager che, a lavoro compiuto, è stato trasferito ad un'altra azienda del gruppo, l'indiana Jet Airways.

Così Wayne Plucker , direttore dell'osservatorio sull'aviazione Frost&Sullivan , dice che «i cambiamenti di top manager sono probabili» in Alitalia dopo l'ingresso di Etihad, ma «probabilmente il processo sarà graduale per eliminare i problemi di leadership».

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