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Cento bambini ostaggi dei jihadisti

Dramma in un orfanotrofio nella città irachena di Mosul, da giugno nelle mani dello Stato islamico

Cento bambini ostaggi dei jihadisti

Non sembra esserci limite all'orrore perpetrato dai miliziani dello Stato islamico in Iraq e Siria. Mentre il Pentagono smentisce la notizia che il leader Abu Bakr al-Baghdadi sia stato ucciso nel corso di un raid mirato contro un'abitazione di Mosul (dove invece avrebbe perso la vita uno dei suoi vice, il comandante Hajar Al Sufi), i miliziani jihadisti hanno preso in ostaggio un centinaio di bambini di un orfanotrofio a Talafar, non molto distante da Mosul. Secondo il sito di informazione curdo Rudaw, circa 45 bambini della minoranza degli yazidi e una cinquantina di sciiti sono stati sequestrati nell'istituto Daral-Baraim, nel quartiere di Zuhir. La fonte aggiunge tra l'altro che il luogo viene sorvegliato da sei miliziani dell'Isis. Non si conosce invece la sorte delle cinque donne che amministravano l'orfanotrofio prima dell'arrivo della brigata di Al Baghdadi.

I bambini si aggiungono alle oltre 700 persone rapite sempre dai jihadisti dopo la conquista di Falluja. Tra gli ostaggi ci sarebbero impiegati civili e membri delle forze di sicurezza, nel chiaro intento di colpire funzionari governativi. Chi ha tentato di opporsi al blitz, o ha tentato la fuga, è stato torturato e ucciso. Testimoni oculari parlano di decine di corpi mutilati gettati nel fiume Eufrate.

Sul fronte diplomatico da segnalare che Stati Uniti e Iran hanno smentito qualsiasi forma di coordinamento militare per combattere lo Stato islamico in Iraq e in Siria. Resta però la disponibilità americana a confrontarsi con l'Iran su singole questioni come avvenne per l'Afghanistan nel 2001. La precisazione è arrivata dopo che la Bbc aveva riferito che la Guida suprema iraniana, Ali Khamenei, aveva dato il via libera a un coordinamento militare con gli Usa contro le forze jihadiste che operano nel nord dell'Iraq. Tutto questo mentre il vicepresidente Stati Uniti Joe Biden è atterrato a Bagdad per «assistere» il premier incaricato Haider al Abadi nella formazione del nuovo esecutivo.

Nel pomeriggio di ieri si è tenuto un'importante incontro tra il premier designato e i rappresentanti dell'Unione delle forze sunnite per risolvere le divergenze sulla creazione del governo. La coalizione sunnita irachena potrebbe chiedere il rilascio di due uomini del regime di Saddam Hussein in cambio del sostegno al nuovo esecutivo. La liberazione dell'ex vicepresidente iracheno, il cristiano Tareq Aziz, e del ministro della Difesa del defunto raìs, Sultan Hashem, potrebbe avvenire «presto». La loro scarcerazione consentirebbe alla coalizione sunnita di ottenere la fiducia del nuovo esecutivo e questo potrebbe allontanare le frange più estreme dell'ex regime baathista dalle milizie dallo Stato islamico.

Di Iraq com'era largamente prevedibile si è parlato anche nella seconda giornata del vertice Nato di Newport, nel Galles. Sono stati ufficializzati i dieci Stati che faranno parte della coalizione che fronteggerà le truppe di Al Baghdadi. L'iniziativa, guidata da Usa e Gran Bretagna, comprende Italia, Francia, Germania, Danimarca, Polonia, Turchia, Canada e Australia. «L'Isis è una grave minaccia per tutti e nella Nato c'è grande convinzione che sia arrivato il momento di agire per indebolirlo e distruggerlo», ha ribadito il presidente americano Obama prima di rientrare a Washington.

Anche l'Egitto del nuovo corso di Al Sisi non rimane alla finestra. Soprattutto dopo che ieri fonti dell'intelligence del Cairo hanno rivelato come nel Sinai, nella regione a sud di Rafah, al confine tra Egitto e Israele, starebbero operando alcune cellule di Isis. L'esercito del Cairo si appresta a lanciare un'offensiva nell'area.

Oggi nel contempo una missione umanitaria della Croce Rossa Italiana partirà via nave dal porto di Trieste con destinazione nord dell'Iraq per portare assistenza agli sfollati.

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