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Le alleanze spaccano la sinistra: Grasso già litiga con la Boldrini

Alle regionali nel Lazio il leader di Leu apre a Zingaretti: "Con lui svolta a sinistra". Ma sull'alleanza con il M5S ci sono frizioni con la Boldrini: "Non decide lei"

Le alleanze spaccano la sinistra: Grasso già litiga con la Boldrini

La sinistra è pur sempre la sinistra. E così appena può si mette a litigare. I compagni di Liberi e uguali sono appena nati che già si mettono a battibeccare. Da una parte Pietro Grasso dall'altra Laura Boldrini. I due si punzecchiano a distanza. Non trovano la quadra sulle allenze. Se da una parte concordano nell'appoggiare Nicola Zingaretti nella corsa alla Regione Lazio, dall'altra si dividono sulla possibilità di scendere a patti con il Movimento 5 Stelle dopo le elezioni politiche del 4 marzo. "Non decide lei", ha messo in chiaro (seccato) il presidente del Senato mettendo così a tacere la numero uno di Montecitorio che aveva escluso qualsiasi acordo con i grillini.

La partenza non è certo delle migliori. Anzi. A Grasso va dato atto di aver devastato il centrosinistra e di aver mandato a picco Matteo Renzi e il suo Partito democratico. Ma non ha fatto a consolidare il proprio partito che già nascono i primi dissapori. A farlo indispettire è stata la Boldrini che aveva chiuso a qualsiasi alleanza con il Movimento 5 Stelle. "Comprendo - ha ribattuto la seconda carica dello Stato a L'intervista su SkyTg24 - ma poi decide qualcun altro". E, alla domanda di Maria Latella se sarà lui a decidere, si è limitato a dire: "Certo". Capitolo chiuso? Si vedrà. A proposito di eventuali accordi con il Movimento il presidente del Senato ha spiegato che, "dopo il voto", il partito "valuterà la situazione". "Il M5S è però così ondivago che non riusciamo a capire le sue politiche: un giorno è per l'euro, un giorno apre alle alleanze, un giorno è per l'Europa un giorno no. Quando riuscirà a dare l'esatta valutazione alle sue politiche forse anche noi potremo fare delle valutazioni".

Sulle alleanze, però, Grasso non sembra avere le idee molto chiare. Se da una parte chiude la porta in faccia a Giorgio Gori, candidato piddì alla Regione Lombardia, dall'altra apre a Zingaretti, candidato piddì alla Regione Lazio. "Nel Lazio la situazione, rispetto alla Lombardia, è diversa - ha motivato il leader di Leu - ho convocato anche per il Lazio un'assemblea dei delegati regionali che mi hanno dato un mandato per trattare con Zingaretti, che ricordo che è in carica, per portare avanti politiche di sinistra". Quindi, ha aggiunto: "Da Zingaretti possono arrivare segnali di discontinuità". Il ragionamento non fila un granché. Ma il risultato è che, come certifica Ixè per Huffington Post, il suo partito sarebbe al 7%. Voti rosicchiati al Pd di Renzi. "Il voto a Liberi e Uguali è il voto ai valori e ai principi della sinistra", ha spiegato lui stesso replicando al segretario dem che ha sostenuto che il voto a Liberi e uguali è un voto perso. "I voti al Pd li ha levati Renzi quando ha cambiato la sua politica - ha concluso - noi cerchiamo di recuperare i voti persi da Renzi, di chi non va più a votare, di chi per rabbia ha votato per i Cinque Stelle.

Pensiamo che questo sia il modo migliore per dare al Paese una visione diversa".

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