Cronache

Alpinista rifiuta l'elisoccorso e muore

Bloccato dalla nebbia col compagno, che si è salvato accettando l'aiuto

Alpinista rifiuta l'elisoccorso e muore

La voglia di farcela da solo, di contare sulle proprie forze, anche dopo una notte trascorsa in un bivacco di fortuna. Il desiderio di portare a termine quel sogno rincorso a lungo, a costo di proseguire solo, separandosi dall'amico che sceglie invece di accettare l'aiuto dei soccorsi. E poi il destino e la morte che ti danno l'ultimo appuntamento ad un passo dalla salvezza. Ha dell'incredibile ed è, per questo, ancor più dolorosa la cronaca dell' ultima tragedia in montagna che ha visto coinvolta una cordata di due amici emiliani. Dopo una notte di maltempo, bloccati in parete, vengono raggiunti dai soccorsi. Uno, un 72enne di Marina di Ravenna, sale sull'elicottero e si salva; l'altro, un sessantenne romagnolo, declina, si avvia a piedi in discesa. Scivola. E muore. Entrambi originari della stessa zona della riviera, resta da chiarire - fra i molti aspetti ancora al vaglio degli inquirenti - se i due alpinisti si conoscessero da tempo o si fossero incontrati per la scalata. In montagna, in fondo, basta poco per divenire amici. Giovedì scorso i due erano, in ogni caso, affiatati quanto basta per legarsi insieme a fato e rocce; entrambi preparati, ben equipaggiati e pronti a sfidare, in questi giorni di grande afa, il «Re di Pietra», quel Monviso, signore indiscusso della provincia Granda. Con i suoi 3.841 metri e la sua piramide scura che campeggia sopra Cuneo, non ha, per un pugno di metri, il pedigree dei Quattromila metri, ma è altrettanto fascinosa e molto più impegnativo di molti giganti Delle Alpi. Soprattutto lungo la cresta Est che i due amici avevano scelto per salire in vetta. In cima arrivano, ma poco dopo vengono colti da un improvviso peggioramento del meteo. Riescono ad avvertire i soccorsi che sono immediati. Si leva in volo l'elicottero Drago del 118. Troppo tardi: la nebbia ha già avvolto tutto. I due però sono in contatto costante con i soccorritori. Sono relativamente tranquilli. Autosufficienti. La decisione è comune: si abbasseranno di quota fino a 3600 metri. Passeranno li la notte creando un bivacco mentre una squadra a piedi ricomincerà a risalire la via normale mettendosi a disposizione al rifugio Quintino Sella lungo la via normale. Venerdì il monitoraggio continua: ai due alpinisti viene detto di risalire per essere evacuati questa volta dall'elisoccorso del soccorso alpino. Qui succede qualcosa. L'alpinista più anziano parte e viene raccolto e come d'accordo si fa depositare, dopo i controlli del caso, a pian del Re dove comincia ad attendere l'amico. Che ha invece deciso di scendere a piedi, scegliendo ovviamente la più facile via normale. Dal rifugio, dove un team di soccorso lo attendeva, non passerà mai, un altro scalatore tedesco lo vede precipitare. Giù per uno dei canaloni chiave della salita. Tutte le guide in salita quel giorno erano allertate in modo da fornire assistenza. Ma è stato troppo tardi. Tutto inutile.

Una guida si è calata nel canale constatando il decesso dell'uomo mentre ancora il maltempo allungava l'epilogo di questa storia assurda.

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