Politica

Alta tensione tra Gerusalemme e Parigi La commedia tv è un caso diplomatico

Film su un immaginario cantante francese islamico, gay e ostaggio dell'Isis. Simile al concorrente vero. E la Francia vuole il boicottaggio

Daniel Mosseri

Quando la fiction anticipa la realtà vuol dire che gli sceneggiatori sono bravi. Arrabbiarsi di conseguenza, non sembra costruttivo. Eppure non tutti in Francia la pensano così. Tant'è che la televisione francese sta valutando di boicottare l'Eurovision Song Contest in programma a maggio in Israele. Secondo la regola non scritta della gara canora, ogni nuova edizione si tiene nel paese del cantante che ha vinto quella precedente: e poiché a Lisbona 2018 è arrivata prima l'israeliana Netta Barzilai, Tel Aviv si sta tirando a lustro da mesi. I francesi però ci avrebbero ripensato a causa della trama di una miniserie made in Israele dal titolo francese «Douze points» (Dodici punti) programmata sempre a maggio sul canale israeliano KAN. La trama: l'Isis si infiltra nell'entourage del concorrente francese dell'Eurovision, un ragazzo gay di origine maghrebina, per arrivare a uccidere il presidente d'Israele.

In apparenza seria, la miniserie finisce a tarallucci e vino. O almeno così ha lasciato intendere il produttore Adar Shafran intervistato ieri dalla radio tv israeliana: «Non vi posso svelare come va a finire ma comunque prevale l'amore». Cos'è che ha turbato i sonni dei francesi? Che il concorrente transalpino di quest'anno si chiama Bilal Hassani, nato a Parigi nel 1999 da una famiglia di origine marocchina e inserito dalla rivista gay Têtu nel novero delle 30 personalità lgbt più in vista in Francia: insomma, la fotocopia del protagonista di Douze points, al netto dell'infiltrazione da parte dell'Isis. Hassani è stato scelto quale concorrente della Francia poche settimane fa mentre le prime notizie sulla produzione della miniserie circolano sulla stampa israeliana già da luglio 2018: «Dobbiamo accelerare le riprese se vogliamo andare in onda il prossimo maggio», diceva Shafran la scorsa estate.

La presunta diserzione dell'evento da parte di Parigi sarebbe dunque slegata al BDS, il movimento per il boicottaggio di tutto quanto è legato a Israele, a cominciare dalla cultura o dall'accademia. «Ci sono persone che cercano di rendere l'Eurovision un evento politico ma io non sono d'accordo: il palcoscenico è sacro. Anzi ha dichiarato qualche settimana fa Hassani all'israeliano Canale 12 io non vedo l'ora di venire a Tel Aviv: so che la vita là è frizzante e ho voglia di vedere il sole!». C'è molta più saggezza nella testa del non ancora ventenne cantante parigino che in quelle di 50 artisti e sedicenti intellettuali britannici che hanno chiesto alla Bbc di boicottare l'Eurovision. L'emittente britannica ha risposto picche, sottolineando che l'evento canoro in questione «ha sempre supportato i valori dell'amicizia, dell'inclusione e della tolleranza». E le minacce di boicottaggio che si leggono sui media israeliani con la tv francese che chiede la cancellazione della miniserie? L'ufficio stampa di Eurovision ci va coi piedi di piombo: «Il nostro partner francese France Télévisions sta lavorando per il gran finale dell'Eurovision Song Contest il 18 maggio.

Noi restiamo in contatto con la delegazione francese e con l'emittente KAN che ospiterà la gara canora in merito alla miniserie» .

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