Economia

Altolà della Bce: la Banca d'Italia non si tocca

I dubbi di Draghi su nazionalizzazione e uso delle riserve auree proposto da Lega e M5s

Altolà della Bce: la Banca d'Italia non si tocca

Giù le mani da Bankitalia che deve rimanere indipendente altrimenti si mette a rischio il patrimonio degli istituti italiani. E attenzione a come si usano le riserve auree di via Nazionale: l'idea sovranista di «dare l'oro agli italiani» violerebbe il divieto di finanziamento monetario, vanno quindi fissati dei paletti.

È la risposta della Bce firmata da Mario Draghi alla richiesta di un parere inviata il 2 maggio dal presidente della Camera, Roberto Fico, su due proposte di legge in discussione in Parlamento. La prima, presentata da Giorgia Meloni (Fdi) e appoggiata anche dai grillini, invoca la nazionalizzazione dell'istituto guidato da Ignazio Visco con il trasferimento della titolarità delle quote al ministero dell'Economia. L'obiettivo della proposta della Meloni è quello di abolire la riforma del 2013 che ha rivalutato il capitale della Banca d'Italia da 156 mila euro a 7,5 miliardi. Facendo comprare al Tesoro, dopo averle svalutate ex lege, tutte le quote in mano agli istituti privati portandole da 25mila euro a «mille lire», pari cioè a 51,64 centesimi di euro. La seconda è una proposta di legge scritta da Claudio Borghi (presidente leghista della Commissione Bilancio della Camera), e sostenuta anche da una mozione congiunta di Lega e M5s al Senato, che intende attribuire la proprietà delle riserve auree di Via Nazionale allo Stato.

Cosa ha risposto Draghi? In merito alla prima proposta, nella lettera si ricorda che il principio d'indipendenza della banche centrali nazionali è sancito dai trattati europei e «se una banca centrale nazionale è organizzata come un organismo di proprietà pubblica» sussiste il rischio che, in violazione appunto dei trattati, «il proprietario possa esercitare influenza sui processi decisionali». Il trasferimento delle quote al valore nominale di mille lire, inoltre, «potrebbe avere un impatto negativo sulla capitalizzazione del settore bancario». Aspetto che, «in via di principio, merita una certa attenzione», viene aggiunto.

Quanto alla nazionalizzazione delle riserve auree, anche se i Trattati non parlano di proprietà ma di «detenzione» e «gestione in via esclusiva», se l'oro venisse trasferito dallo Stato patrimoniale di Bankitalia alle casse pubbliche si «eluderebbe il divieto di finanziamento monetario». Eppure Borghi in serata ha brindato su Twitter: «Ok da Bce a nostra proposta su proprietà riserve auree Bankitalia. Proposta solo una minima modifica del testo. Vittoria».

Sarà, ma la Bce ricorda che di chiunque sia la proprietà dell'oro, spetta in ogni caso a Francoforte valutarne e approvarne l'utilizzo «al fine di assicurarne la coerenza con le politiche monetaria e del cambio dell'Unione».

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