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Altri due avvelenati: adesso in Brianza scoppia la psicosi da tallio

Già morte tre persone, in ospedale finiscono i parenti. Ancora dubbi sull'origine del contagio

Paola Fucilieri

Milano Due nuovi casi di avvelenamento a Nova Milanese. Che però rinforzano l'unico punto fermo, la sola convinzione dell'indagine, tracciando in maniera definitiva il raggio d'azione che potrebbe rischiarare il mistero mortale e finora imperscrutabile del tallio. È stata questa sostanza dal nome affilato e pericolosissimo che, a partire dal 2 ottobre scorso, nella silenziosa rapidità del proprio devastante potenziale distruttivo, ha ucciso uno dopo l'altro tre componenti di un unico nucleo familiare, i Del Zotto, intossicandone finora altri cinque. Tutti residenti - o comunque, come la badante, con una frequentazione pressoché giornaliera - nella stessa villetta di Nova Milanese, in via Fiume. E tutti con tassi di tallio altissimi o comunque decisamente anomali nel sangue, anche chi finora non era risultato così contaminato da richiedere il ricovero in ospedale,

Da lunedì infatti altri due parenti dei Del Zotto sono finiti all'ospedale di Desio perché presentavano, chiarissimi, gli stessi sintomi dei familiari già colpiti dall'avvelenamento. Si tratta di marito e moglie di 83 e 81 anni, suoceri di Domenico, il terzo figlio dei coniugi Del Zotto.

Al momento la coppia di anziani - che vivono a Nova ma non in via Fiume dove risiedono invece la figlia, il genero e cinque delle altre sei persone già colpite dal killer silenzioso - non sembra in pericolo di vita. Così gli investigatori del gruppo carabinieri di Monza, seppur molto preoccupati e in frenetica attività, possono finalmente poggiare la loro inchiesta su due capisaldi, ormai inossidabili: innanzitutto l'abitazione di Nova e non quella delle vacanze di Santa Marizza di Varmo, in provincia di Udine, dove quasi tutta la famiglia trascorre le vacanze e sulla quale si era a lungo indagato; quindi un cibo o più probabilmente una bevanda (acqua?) ingeriti in quantità consistente dai Del Zotto e dai loro parenti stretti e frequentatori assidui.

L'indagine torna quindi in maniera definitiva in Brianza. E da qui riparte. Hanno dato esito negativo infatti tutte le analisi di laboratorio sui campioni di topicida, le ultime verifiche sugli escrementi di piccione, altri alimenti e materiali prelevati nella casa di campagna friulana utilizzata tutti gli anni per le ferie da gran parte dei Del Zotto. Risultati zero anche dai controlli dei filtri di un deumidificatore, di un condizionatore della medesima abitazione, nonché quelli sui campioni d'acqua proveniente da un pozzo artesiano sempre dell'area di Varno.

Nemmeno gli avanzi di una zuppa di farro all'interno di un contenitore congelato ritrovato una ventina di giorni fa sono stati utili a spiegare il tasso di tallio letale rinvenuto nel sangue dei tre Del Zotto deceduti in un breve lasso di tempo: il 2 ottobre toccò a Daniela, 62 anni e al padre 94enne Giovanni Battista, il 13 ottobre fu la volta di Gioia Maria Pittana, 87 anni, madre e moglie dei due morti. L'avvelenamento ha coinvolto inoltre anche la sorella di Patrizia, la 58enne Laura e il marito Enrico Ronchi, 64 anni, che sono «in condizioni stabili», nonché la badante della famiglia, la 49enne Serafina Pogliani. Tutti ancora ricoverati a Desio, seppur in via di guarigione, insieme ai suoceri di Domenico Del Zotto.

Intanto, mentre la Procura di Monza ha aperto un fascicolo per omicidio colposo e lesioni contro ignoti, chi risiede ancora nella villetta è terrorizzato e vuole andarsene. Come non comprenderli?

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