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Altri scatti hard di politici? Il governo chiama la polizia

Salvini e Di Maio: Sarti vittima di una vicenda schifosa Rumors su nuove fotografie sottratte a una leghista

Altri scatti hard di politici? Il governo chiama la polizia

Il caso delle foto osé della parlamentare grillina Giulia Sarti, diffuse qualche tempo fa da un presunto hacker che si sarebbe impossessato degli scatti, torna alla ribalta e fa tremare l'intero Parlamento, tanto che anche il vicepremier Matteo Salvini accorre in difesa della giovane pentastellata.

La verità è che quelle immagini stanno nuovamente circolando tra parlamentari e giornalisti, si dice perché tra qualche tempo la deputata riminese dovrà essere giudicata dai probiviri in seguito alle sue dimissioni dalla presidenza della commissione Giustizia per lo scandalo sulla «Rimborsopoli» del Movimento. Ma è possibile che i pentastellati ci ripensino, visto il polverone. Il timore è che, usando l'impianto di videosorveglianza di casa della Sarti, qualcuno abbia potuto riprendere anche incontri con politici 5S al fine di ricattare lei e altri esponenti grillini.

Il ministro dell'Interno ha chiesto verifiche alla Polizia postale, che però non ha rilevato la presenza in rete di nuove foto e video dell'onorevole.

«È una vicenda disgustosa - ha chiarito ieri Salvini - e molto grave. È nostro dovere proteggere la libertà e la privacy di Giulia Sarti e delle altre persone, spesso giovani, che subiscono o hanno subito lo stesso vergognoso trattamento». Concetti ripresi dal collega Di Maio: «Quello che sta succedendo è uno schifo. I probiviri seguiranno tutte le procedure sulla Sarti, di certo non su queste foto di cui non ci frega niente».

L'argomento è talmente scottante che è stata anche convocata in fretta e furia la commissione Giustizia del Senato per discutere dell'introduzione «dell'articolo 613 ter del Codice penale in materia di pubblicazione e diffusione di immagini o video privati sessualmente espliciti senza il consenso delle persone rappresentate».

L'idea è quella di velocizzare l'iter di introduzione di un disegno di legge atto a debellare la pratica del revenge porn, ovvero la diffusione di immagini a sfondo sessuale senza il consenso della persona ripresa.

Ieri a Palazzo Madama è stata infatti presentata la relazione introduttiva del disegno di legge a firma della senatrice grillina Elvira Evangelista, che introduce la nuova fattispecie di reato. Ma ci sono altre tre proposte di Forza Italia sull'argomento, più una petizione da 100mila firme.

Il leghista Andrea Ostellari, presidente della commissione, ha chiesto «l'inasprimento delle pene per chi pubblica materiale senza consenso».

Il caso della Sarti, oltretutto, non è l'unico a far tremare il governo. Da alcuni mesi, infatti, sui cellulari di parlamentari e giornalisti girano le foto non proprio caste di un'esponente leghista. La giovane, negli scatti evidentemente diffusi da qualche pretendente poco serio o a caccia di elogi per il bel trofeo, si mostra a seno nudo e allo specchio, con il fondoschiena coperto da un microscopico perizoma. Per adesso le immagini sono rimaste sui telefonini privati ma i commenti dei maschietti si sprecano.

Il Garante della privacy, allarmato, ha richiamato i media al rispetto del codice deontologico, invitando i giornalisti a «non diffondere dati riguardanti la sfera intima di una persona per il solo fatto che sia famosa o che eserciti funzioni pubbliche».

Sul tema è intervenuto anche Luca Robustini, autore insieme a Romina Farace del libro inchiesta Uccisa dal web, sulla storia di Tiziana Cantone, che nel 2016 si tolse la vita dopo che qualcuno aveva diffuso le sue immagini hot: «Una legge sul revenge porn - ha detto - è ormai indispensabile, non più rinviabile».

Forse lo si è capito un po' tardi, visto che per anni c'è chi ha diffuso foto private e rovinato l'immagine di politici ben più blasonati della Sarti e di altre vittime del nuovo fenomeno social. Ma d'altronde, si sa, la regola delle «tre S» (sesso, sangue e soldi) non vale solo per il giornalismo, ma anche per l'opinione pubblica.

E gli scandali fanno vendere i giornali più che qualsiasi altra notizia.

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