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Altri tre mesi per Latorre Ma all'Europa non interessa

La Corte suprema indiana proroga il permesso che consente al marò di restare in Italia per cure. Nessun sostegno dall'Ue

Altri tre mesi per Latorre Ma all'Europa non interessa

Massimiliano Latorre resta in Italia, con l'avallo della Corte suprema indiana che in teoria non dovrebbe avere più voce in capitolo, ma il suo compagno di sventura, Salvatore Girone, rimane in India e difficilmente potrà tornare in patria a breve. Non solo: Sul caso marò, ancora una volta, è evidente il menefreghismo dell'Europa e dei nostri alleati dalla Francia alla Germania. L'Unione Europea riprenderà il 18 gennaio i negoziati con l'India sul trattato di libero scambio congelato da tempo. Una manina a sbloccare la trattativa l'ha data la cancelliera tedesca Angela Merkel, in seguito alla visita di ottobre a Delhi. Il 26 gennaio il presidente francese, François Hollande, sarà sul palco d'onore, al fianco del premier indiano Narendra Modi, per la parata della festa della repubblica. Per la prima volta sfilerà un reparto straniero di truppe francesi.

Ai burocrati di Bruxelles, che in questo caso dipendono dall'Alto rappresentante italiano per la politica estera, Federica Mogherini, a Merkel oppure Hollande non è sfiorata nemmeno l'idea di spendere con il governo di Delhi una parola per i marò incastrati da 4 anni nell'odissea giudiziaria indiana.Ieri la Corte suprema ha concesso a Latorre, in convalescenza in Italia per un ictus che lo ha colpito nel settembre 2014, di rimanere a casa fino al 30 aprile. In realtà la massime assise indiana non avrebbe alcun diritto di prendere decisioni sul caso, dopo la richiesta del Tribunale del mare di Amburgo di «congelare» il procedimento giudiziario in India passato all'arbitrato internazionale. Non a caso la Farnesina ha reso noto con un comunicato che ritiene «preclusa ogni decisione da parte della Corte Suprema indiana relativamente al fuciliere Latorre». Secondo il nostro ministero degli Esteri, il marò può «restare in Italia per tutta la durata del procedimento arbitrale internazionale avviato dal Governo». Il periodo stimato è di due-tre anni, ma la Corte di Delhi ha rinviato l'udienza al 13 aprile su richiesta dell'avvocato dello Stato indiano, che aveva bisogno di tempo per presentare in forma scritta la posizione del governo sull'arbitrato già avviato.

Nel frattempo rimane «congelata» anche la posizione di Girone, sempre trattenuto in India, presso l'ambasciata italiana a Delhi. Per il marò lasciato indietro l'Italia ha presentato un'istanza per farlo tornare in patria alla Corte arbitrale. Una prima riunione preliminare si terrà il 18 gennaio, ma l'udienza vera e propria potrebbe slittare a febbraio o dopo. E in ogni caso le prospettive per Girone risultano cupe. «Non sono molto ottimista sull'istanza di rimpatrio. Immaginavo che Latorre restasse in Italia, ma in egual maniera Girone non verrà rimandato a casa. È più plausibile che durante l'arbitrato rimanga tutto congelato», sostiene Angela Del Vecchio docente della Luiss di Roma esperta di diritto internazionale.Un'altra variabile impazzita è la dura protesta dei pescatori del Kerala, del governatore dello stato e anche del partito nazionalista al governo Bjp e del Congresso all'opposizione dell'italo-indiana Sonia Gandhi. «Modi deve intervenire in modo deciso. I marò hanno commesso un crimine in territorio indiano e devono rispondere alle nostre leggi», aveva dichiarato, il giorno prima dell'udienza della Corte suprema, Ommen Chandy, il chief minister del Kerala.

Al largo dello stato meridionale dell'India era avvenuto, non in acque territoriali, l'incidente del 15 febbraio 2012, che ha provocato la morte di due pescatori indiani. L'accusa, mai provata, è che i marò li abbiano uccisi scambiandoli per pirati.Dopo 4 anni nulla cambia, a cominciare dal menefreghismo dei nostri alleati. Fra cinque giorni arriverà a Delhi la delegazione di negoziatori di Bruxelles per resuscitare l'accordo di libero scambio con l'India.

Il polacco Tomasz Kozlowski rappresentante Ue a Delhi si è lavato le mani sui marò, come ha sempre fatto l'Europa: «Il caso è oggetto di un arbitrato internazionale, ovvero una questione bilaterale tra India e Italia».

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