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Altro che killer matto isolato Ha pure spedito i soldi a casa

Prima della strage ha inviato 100mila euro ai suoi cari in Tunisia. L'sms al socio: «Manda più armi»

Q uando nel 2001, a Jenin nei Territori Palestinesi incontrai il defunto Mohammed Tawalbe all'epoca addestratore dei kamikaze della Jihad islamica - gli chiesi innanzitutto come selezionava i volontari perfetti. «Scelgo - mi spiegò - dei musulmani convinti, anche se più deboli degli altri. Quelli più forti d'animo mi servono per combattere». Quindici anni dopo la regola non cambia. E le indagini sulla figura di Mohamed Lahouaiej Bouhlel lo confermano. Il massacratore di Nizza non era un «matto» come vorrebbero farci credere i giustificazionisti decisi a negare la deriva terrorista dell'Islam. Era, come dimostra l'inchiesta francese, un balordo che pur non avendo la forza di praticare l'Islam con quotidiana devozione, pur alternando preghiere a spinelli ed alcol coltivava da tempo contatti con gli ambienti jihadisti.

Del resto non è una novità. I fratelli Saleh entrati in azione a Parigi il 13 novembre non avevano fino a pochi mesi prima gestito un bar di Bruxelles dove si spacciava e si beveva? E la «balordaggine» di Mohammed Boulhel non gli impedisce, nei giorni precedenti la missione di morte, d'entrare in contatto con le due persone, arrestate nelle ultime 48 ore, che stando agli inquirenti l'avrebbero aiutato a procurarsi armi e munizioni. Per non parlare dei 100mila euro che lo sterminatore di Promenade des Anglais invia ai famigliari rimasti in Tunisia nei giorni precedenti la strage. «Mohammed qualche giorno fa ci ha fatto avere tutti i suoi risparmi, tutto quello che aveva in Francia. Aveva lavorato per otto anni, era tutto quello che aveva messo da parte» racconta il fratello Jaber al quotidiano inglese Mail Online dalla casa di Msaken in Tunisia. Ma come fa un autista di camion che lavora saltuariamente, passa il resto del tempo tra palestra e bar e deve, almeno fino al divorzio, mantenere anche la moglie, a mettere da parte 100mila euro? Evidentemente Mohammed, ben conosciuto per i suoi precedenti penali non era né tanto matto, né tanto balordo. Poteva, invece, contare su ottimi legami con quegli ambienti della periferia di Nizza e Cannes dove criminalità comune, immigrazione e radicalismo islamico formano il perfetto brodo di cultura per i nuovi jihadisti urbani. Lì spaccio di droga, rapine e furti consentono anche ad un balordo di mettere da parte 100mila euro. Lì si formano i volontari jihadisti, come i 55 partiti da Nizza e dintorni per andare a combattere in Siria ed Iraq. Lì la comune fede islamista permette di trasformare in breve tempo un balordo in uno spietato terrorista.

I presupposti, del resto, c'erano tutti. Tra i numeri trovati nel telefono di Bouhlel c'è quello di Omar Omsi, un 41enne senegalese originario dello stesso quartiere di Mohammed che dalla Siria - dove dal 2013 combatte sotto le bandiere degli alqaidisti di Jabat Al Nusra - ha contribuito ad arruolare e far partire per i fronti della jihad decine di giovani della zona. Certo Al Qaida e Stato Islamico sono in concorrenza, ma i passaggi di campo non sono infrequenti. Soprattutto per chi come Boulhel è alla ricerca di qualcuno disposto ad offrigli un'occasione, una possibilità di dimostrare fede e determinazione. L'angelo della morte, l'addestratore capace di offrirgli un piano di morte e di redenzione potrebbe essere il misterioso personaggio a cui pochi minuti prima della strage scrive, via sms «Manda più armi». Ma di certo il «balordo» Bouhlel non improvvisa, non si muove a caso. Lunedì affitta il camion, martedì e mercoledì si dedica - come rivelano le riprese delle telecamere - a provare l'itinerario della morte e giovedì sera, dopo aver trasferito in Tunisia tutti i suoi averi, manda un ultimo messaggino di saluto a genitori e fratelli.

Subito dopo si mette al volante e svolge - con metodica e determinata perfezione - quel tappeto di morte e sangue lungo quasi due chilometri.

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