Politica

"Altro che piagnistei inutili. Do voce all'Italia che non ce la fa"

Il conduttore di "Quinta Colonna" Paolo Del Debbio si racconta nel libro "Populista e me ne vanto": "Renzi si abitui: c'è un Paese che soffre anche se lui è premier"

Paolo Del Debbio
Paolo Del Debbio

«È inutile che Renzi si scagli contro i talk show e i piagnistei. È un punto di vista di un bel po' di italiani quello che viene espresso nei talk show . C'è un'Italia che piange perché soffre, e bisogna che il premier si abitui al fatto che c'è qualcosa che non funziona, anche se al governo c'è lui. Io faccio tv per dar voce al punto di vista della gente. La gente ha diritto o no di farsi sentire?».

L'accusa di essere «populista» gli è stata appiccicata addosso periodicamente. Gli hanno dato del berlusconiano, del grillino, persino del renziano. E così Paolo Del Debbio, 57 anni, giornalista e conduttore con successo - anomalia nella recente crisi generale d'ascolti dei talk show - di «Quinta colonna» e «Dalla vostra parte» su Rete 4, ha deciso di farne un pregio. E di spiegare perché essere populisti gioverebbe un po' a tanti politici, ormai sganciati dalla realtà, dai problemi veri della gente. Così è nato Populista e me ne vanto , il libro edito dal Giornale e che sarà in vendita da mercoledì prossimo col quotidiano.

Perché un libro? Il «populista» Del Debbio si prende la rivincita trasformando l'accusa in un merito?

«Se essere populista è dar voce alla gente comune, ritenere che il popolo in piazza ha il diritto di dire la sua allora si, sono populista. Il mio non è un populismo ideologico, è un populismo dei fatti, dò ragione alle storie di diritti calpestati che mi vengono raccontate. Se uno si occupa della gente impipandosene dei partiti, e io me ne impipo perché conduco le mie trasmissioni con l'ottica di uno che si astiene alle elezioni, allora viene accusato di “populismo”. Ma a me non interessa sentire cosa pensa un politico o cosa dice, lo so già. Per me contano i problemi veri, il punto di vista della gente. E ogni volta che c'è un diritto negato per me quello è un problema che va raccontato. Il politico che vuole parlarne, confrontarsi con la gente per me è il benvenuto. E invece sembrano avere tutti paura, danno a me del populista e poi se la prendono con Salvini, con la Meloni che sono sempre sui fatti. Loro, almeno, ci sono. Gli altri invece hanno paura».

Paura della gente?

«Si, il premier Renzi, Forza Italia... Eppure Berlusconi è vissuto di popolo. Non dico che Renzi debba girare nelle periferie, stia pure a Roma. Ma tutti gli altri? Perché non possono andare tra la gente? Perché prima delle elezioni vanno tutti nei mercati e dopo il voto non si vede più nessuno? Ci vanno tutti nei mercati in campagna elettorale, quello con le Superga e quella col tacco 12, poi dopo le elezioni spariscono».

Perché?

«Perché l'apparente interesse per la gente è solo strumentale».

Ma la gente di solito si lamenta. E Renzi per ora lo ripete di continuo, basta piagnistei...

«Le lacrime, quelle non false, sono dignitose. È piagnisteo quello dei cittadini di un piccolo comune del bergamasco, Lizzola, 180 abitanti e ben 100 profughi spediti lì? È piagnisteo quello della vedova di un artigiano strangolato dalla crisi che si è suicidato e che ha ricevuto una cartella esattoriale che vuol da lei le tasse per il marito morto? È piagnisteo l'ex muratore che prende 230 euro al mese o quello che vive con cinque euro al giorno? E poi c'è tanta parte d'Italia che piange perché non lavora. Proprio in questi giorni l'Istat, non il “populista” Del Debbio, ha tirato le orecchie al governo sui dati forniti. Io non ho passioni per questo o quel partito o politico. Io guardo i fatti, guardo chi dice e chi fa. Se uno mi dice che farà una cosa gli apro credito. Ma poi bisogna vedere se la fa davvero».

Cosa non ha fatto il premier Renzi?

«La Rai. Aveva detto via i partiti dalla Rai. Invece ha lottizzato come tutti»

Un giudizio sul nuovo Cda?

«C'è uno solo che capisce di tv e si chiama Freccero. È singolare che l'abbiano messo lì i Cinque stelle».

Le altre riforme? Quella della scuola ad esempio è stata molto contestata dai docenti...

«Lì c'è di mezzo il sindacato, che rappresenta una parte del tutto e che Renzi non manca di prendere a ciabattate. E infatti la Camusso è passata dal diesis al bemolle. Ma la gente sta al sindacato come Del Debbio sta a Stalin. Personalmente nella riforma della scuola vedo degli elementi positivi, come il preside manager. Vedremo»

Qual è la gente a cui dà voce la tv di Del Debbio?

«Io ho due fari, anzi un faro a due lampadine: la gente che non ce la fa e i piccoli e medi imprenditori che creano ricchezza. A volte purtroppo queste due categorie coincidono. È un pezzo di realtà che va ascoltato».

La riforma delle riforme?

«Le tasse, bisogna invertire il rapporto. Bisogna credere che la cosa fondamentale sia incrementare i consumi e gli investimenti. E va ristabilito il principio di una giusta contribuzione: ognuno deve pagare per quello che può. È il vero nocciolo quello delle tasse. Ma il cambiamento non è riuscito neanche al centrodestra».

Il libro racconta molte storie e suggerisce anche soluzioni. Il populista Del Debbio può passare alla politica attiva?

«Io faccio tv, finché la formula di dar voce alla gente funziona e l'azienda mi tiene resto lì. No, la politica non fa per me. Avrei bisogno di una damigiana di Maalox per reggerla.

E no, questo non va bene».

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