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Amatrice come L'Aquila: il boss della coop ride sull'affare ricostruzione

È Vito Giuseppe Giustino, il nome nelle carte dell'inchiesta che ha portato a 10 arrestati

Amatrice come L'Aquila: il boss della coop ride sull'affare ricostruzione

Roma - Ancora una risata sulle rovine e sulle vittime di un sisma. Nel 2009, la notte in cui l'Aquila venne sgretolata dal sisma, fu Francesco Maria De Vito Piscicelli a ridere col cognato del terremoto, pregustando la possibilità di guadagnare sulla ricostruzione. E ora un'indagine dell'Antimafia del capoluogo abruzzese rivela che anche ad agosto scorso, poco dopo la scossa che aveva distrutto Amatrice e sconvolto il centro Italia, un imprenditore se la rideva pensando alle commesse.

L'uomo è Vito Giuseppe Giustino, ora ai domiciliari, 65enne presidente della coop L'Internazionale di Altamura (Bari), intercettato al telefono col suo geometra Leonardo Santoro, finito pure lui ai domiciliari, in una conversazione definita «particolarmente cinica» dal gip che ha firmato l'ordinanza.

Santoro racconta al suo presidente di aver offerto la disponibilità della coop (che aveva lavorato anche alla ricostruzione del teatro Petruzzelli di Bari) a un dipendente del Mibact Abruzzo, Lionello Piccinini (anche lui tra agli arresti domiciliari) dopo il terremoto di Amatrice: «Se ti posso essere utile, voi fare l'elenco, mo' dovete fare uno screening dei beni sotto vostra tutela, se vi serve qualcosa per i puntellamenti noi siamo a disposizione». E Giustino, in risposta, «ride», e si ripete quando il geometra continua spiegando che «abbiamo una struttura potentissima e abbiamo bisogno di fare qualcosa per tenerci attivi». «Abbiamo chiuso un po' di cantieri e abbiamo, diciamo, una cinquantina di unità lavorative che non so dove cazzo mandarle», insiste ancora Santoro, che spiega anche di essersi raccomandato col funzionario che gli spiegava il funzionamento dell'unità di crisi per valutare i danni al patrimonio architettonico: «Però metti in cima l'Internazionale» Giustino una volta di più si concede una risata come risposta: «È mezzo impegno...Ride».

«Giustino - riassume il gip aquilano Giuseppe Romano Gargarella - sentite le parole del Santoro, ha riso in maniera beffarda della nuova situazione venutasi a creare, in quanto per l'impresa il nuovo sisma non avrebbe potuto che portare nuovi introiti». Soprattutto con l'appoggio dei funzionari del Mibact, insiste il giudice, grazie ai quali gli imprenditori, in diretti rapporti con questi ultimi (come l'intercettazione rivela) «hanno cercato nuovi incarichi». Proprio Piccinini, infatti, era inserito nell'Unità di crisi.

L'indagine da cui emerge la nuova beffa per le vittime del sisma nasce dall'inchiesta sulla corruzione negli appalti per il palazzo della giunta regionale abruzzese, e avrebbe rivelato un vasto sistema di scambio di favori tra pubblici dipendenti e imprenditori nell'assegnazione dei lavori della ricostruzione post-terremoto del 2009 all'Aquila.

Ma evidentemente gli appetiti erano pronti a soddisfarsi anche con le scosse dell'agosto e dell'autunno dello scorso anno.

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