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Ambientalisti da operetta

Ambientalisti da operetta

Ha ragione da vendere Matteo Salvini a puntare il dito contro l'ambientalismo da salotto, quello immaginato negli studi tv di Alle Falde del Kilimangiaro, ove vanno tutti in bicicletta «tutte le volte che possono» (cioè mai). O quello prefigurato da Milena Gabanelli, che con non poca supponenza pretende di ergersi a esperta di cose che ha dato dimostrazione di conoscere solo per frasi fatte. Sulle pagine del Corriere della Sera ebbe modo di scrivere di stare, in tema di clima, dalla parte della scienza, cioè dell'Ipcc (il Comitato Onu sui cambiamenti climatici), senza sapere che quel comitato è espressione dei governi e non della comunità scientifica. Ma dovrebbe puntare il dito, Salvini, anche contro l'ambientalismo di quelle associazioni che all'ambiente hanno arrecato, più d'ogni altro, solo ingenti danni. In prima posizione, tra queste, Legambiente. Il cui direttore generale, tale Zampetti, con una faccia di bronzo da far impallidire quella dei giganti di Riace osa lamentarsi che l'Italia è impreparata ad affrontare i cambiamenti climatici.

Se si digitano su Google le parole-chiave Legambiente-Sorgenia, l'associazione sedicente ambientalista e la società dei De Benedetti alacremente attiva nell'installazione di parchi eolici e fotovoltaici risultano essere in intimi affari. Nulla di male per l'amor del cielo, ma quando ogni volta che si sta per installare un nuovo impianto alternativo e i cittadini locali sollevano dubbi sull'opera, l'associazione sedicente ambientalista dichiara: «Quel parco eolico non va bocciato perché è un progetto che va nella direzione di combattere i cambiamenti climatici». La citazione è fedele ed è una litania riproposta per ognuno di quei mostri.

Il nostro Paese ha bisogno di impegnare risorse in eolico e fotovoltaico, ci hanno ripetuto per vent'anni i Verdi, Legambiente, le Gabanelli, le Colò, i Tozzi. Necessari per combattere i cambiamenti climatici, ci hanno assicurato. Nessuno di costoro, in questi vent'anni, ha mai parlato di casse d'espansione, di allargamento degli argini dei fiumi. Nessuno di costoro ha suggerito che le risorse andassero (e andrebbero) date agli ingegneri idraulici. No. Tutti in coro, come oche prive di cervello: vogliamo l'eolico, vogliamo il fotovoltaico. Ebbene? Ora che abbiamo impegnato molte centinaia di miliardi in quegli stolti impianti?

Io credo che dei disastri cui stiamo assistendo oggi, disastri uguali a quelli di ogni singolo anno degli anni precedenti e a venire, i responsabili morali sono i venditori di fumo sopraddetti. Alcuni per ignoranza, altri per i propri miserabili affari.

I capricci del meteo hanno l'età del mondo, ma se per un forte vento il ramo di un albero si spezza e uccide qualcuno, possiamo solo dire che avremmo dovuto monitorare gli alberi, tagliare i loro rami secchi e prevenire il loro spezzarsi; non pretendere l'installazione di un'altra torre eolica o di un altro pannello fotovoltaico.

Il denaro dato a chi ci ha rifilato questi «pacchi» è stato sottratto alle misure che avrebbe potuto evitarci disastri e lutti.

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