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Gli americani all'estero possono far vincere Hillary

Stati in bilico come Arizona, Georgia, North Carolina e Iowa verso la democratica grazie al voto degli "expat"

Gli americani all'estero possono far vincere Hillary

New York - Hillary Clinton e Donald Trump tornano sulle barricate sullo sfondo della nuova polemica a distanza tra Stati Uniti e Russia riguardo le accuse di ingerenze del Cremlino nella corsa alla Casa Bianca. Mosca vuole inviare osservatori ai seggi elettorali in Louisiana, Oklahoma e Texas per monitorare il voto dell'8 novembre, e Washington da parte sua rilancia le accuse di «sfondamento» nei confronti degli hacker russi. In un contesto tanto infuocato quanto incerto ogni voto conta per eleggere il prossimo presidente, e mai come ora conta anche quello dei solitamente «dimenticati» americani all'estero. Il voto degli expat tradizionalmente non viene tenuto in gran considerazione, fatta eccezione per le presidenziali del 2000, quando George W. Bush vinse sul democratico Al Gore per soli 537 voti dopo 36 lunghi giorni di riconteggio. E anche quest'anno gli americani all'estero potrebbero giocare un ruolo decisivo per il rinnovo della Casa Bianca, facendo addirittura spostare da una parte o dall'altra alcuni Stati chiave.

A rivelarlo è uno studio della prestigiosa Oxford University, secondo il quale fuori dagli Usa ci sono circa 5,7 milioni di cittadini statunitensi, di cui 2,6 milioni con diritto di voto: il Paese che ne ospita di più è il Canada con 661 mila, mentre oltreoceano la comunità più nutrita è in Gran Bretagna, con 306 mila persone. Seguono la Francia con 157 mila, Israele, Giappone e Australia con centomila ciascuno. «I sondaggi danno Hillary Clinton in vantaggio, ma la natura volatile della battaglia in luoghi così lontani significa che ancora tutto può succedere», spiega Patrick Andelic, ricercatore al Rothermere American Institute (Rai) della Oxford University, e co-autore dello studio. «Gli elettori all'estero si sono dimostrati cruciali per la vittoria di George W. Bush nel 2000 - continua -. Con le loro schede Bush ha vinto di 537 voti, mentre se non fossero state conteggiate sarebbe stato Gore a prevalere, per 202 voti». «E gli expat possono fare la differenza anche nel 2016 - assicura -. I partiti politici ignorano questa circoscrizione a loro rischio e pericolo». Il dossier, infatti, mostra che Arizona, North Carolina, Georgia e Iowa potrebbero essere conquistati dalla candidata democratica se otterranno l'appoggio di un sufficiente numero di elettori all'estero.

Per esprimere la propria preferenza, gli expat trovano tutte le informazioni necessarie sul sito di Ambasciata e Consolato del Paese dove risiedono: a seconda dello Stato in cui hanno diritto di voto possono ricevere la scheda elettorale via e-mail, via fax, o scaricarla da internet. Dopo aver completato e firmato sul sito www.FVAP.gov la Federal Post Card Application (Fpca), devono inviare il plico via posta all'ufficio elettorale locale negli Stati Uniti. «Il voto è un momento importante perché si chiede ai cittadini di dire cosa vogliono per il loro futuro, fatto che oggi accomuna Italia e Usa», ha commentato nei giorni scorsi il console generale degli Stati Uniti a Firenze, Abigail M. Rupp. «Elezioni e referendum - ha precisato - sono un'opportunità». E in ogni Nazione gli expat hanno le proprie tradizioni: a Parigi, per esempio, si tiene uno straw vote nel celebre Harry's Bar, a due passi dall'Opera.

Dal 1924 il voto virtuale per l'elezione del presidente Usa ha rispecchiato quasi sempre il risultato ufficiale delle urne tranne in due casi, nel 1976 e nel 2004.

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