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Gli amici cinesi dei grillini vogliono zittire il Parlamento

L'ambasciata ai senatori: «Irresponsabili a collegarsi con il dissidente di Hong Kong». I politici insorgono

Gli amici cinesi dei grillini vogliono zittire il Parlamento

Nel 2014, quando Joshua Wong aveva diciotto anni ed era già il leader della pacifica rivolta degli ombrelli a Hong Kong, il Time gli dedicò la copertina dal titolo The face of Protest, il volto della protesta. Lo è ancora adesso che a 23 anni appena compiuti è uno degli oppositori più temuti dalla Cina di Xi Jinping, paragonato a Davide contro Golia o a Giovanna d'Arco, confronti nati anche dalla fede cristiana luterana dei genitori.

Oggi è diventato il simbolo dello scontro diplomatico aperto tra l'Italia e la Cina, senza nemmeno muoversi da casa: la visita nel nostro Paese, con le due tappe di Milano e Roma, gli è stata vietata dal tribunale di Hong Kong. L'Ambasciata cinese, attraverso il portavoce in Italia, ha attaccato i politici colpevoli di averne ospitato una conferenza stampa in collegamento dal Senato, promossa dal Partito radicale e dal senatore di Fdi e vicepresidente del Copasir, Adolfo Urso.

«Un grave errore e un comportamento irresponsabile» secondo Pechino. «Una gravissima ingerenza» secondo i politici italiani in coro, tanto che è stata costretta a intervenire la Farnesina, solitamente in sintonia col Dragone, sia per la linea filo-cinese del governo che per i fraterni abboccamenti con Beppe Grillo. «Ottimi rapporti ma i nostri legami non possono mettere in discussione il rispetto delle nostre istituzioni, del nostro Parlamento e del nostro governo» ha detto il ministro degli Esteri, il 5s Luigi Di Maio. Il caso Wong arriva subito dopo lo scontro tra Trump e la Cina: il presidente degli Stati Uniti ha firmato la Hong Kong Human Rights and Democracy Act, legge di sostegno alle proteste approvata dal Congresso, scatenando l'irritazione di Pechino.

La vicenda italiana è esplosa dopo che Wong, frangetta e occhialini tondi neri, si è collegato con il Senato, e durante la conferenza stampa organizzata da Fdi e Radicali, alla quale hanno partecipato anche esponenti di Fi, Pd, Lega, ha ribadito le proprie denunce: «Da mesi viviamo la brutalità della polizia, che ormai usa armi da fuoco contro i manifestanti. Ci sono anche aziende italiane che contribuiscono, e forniscono loro mezzi, tra cui autovetture». Poi l'appello: «L'Italia adotti misure simili all'Hong Kong Human Rights and Democracy Act».

A far discutere è soprattutto la veemenza della reazione cinese, che ha compattato il Parlamento. «Inaccettabili parole dell'ambasciatore cinese, lesive della libera espressione delle opinioni politiche dei parlamentari italiani» la presidente del Senato, Elisabetta Casellati. E il presidente della Camera, Roberto Fico: «Parole profondamente irrispettose». Se la leader di Fdi, Giorgia Meloni, chiede di «convocare l'ambasciatore», il leghista Matteo Salvini protesta: «Non siamo una provincia cinese e per noi democrazia, libertà e diritti umani sono valori irrinunciabili». Decisa anche la presidente dei senatori azzurri, Anna Maria Bernini: «Inaudito attacco e inaccettabile ingerenza». Per il Pd parla di «pressione indebita» Lia Quartapelle, capogruppo dem in commissione Esteri alla Camera.

«Teenager vs Superpower» è il titolo del docufilm che ha fatto di Joshua Wong una star globale.

È cresciuto lui ma anche la sua battaglia.

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