Politica

Ammazza la compagna davanti alla figlia

Arrestato un infermiere. Per salvarsi, la dodicenne ferita si è finta morta

Gianpaolo Iacobini

Dai social alla tomba. Roberto Garini la donna della sua vita, che aveva ritrovato su Facebook dopo averla frequentata da amico in gioventù, l'ha spedita dritta al cimitero con sei colpi di pistola, massacrandola tra le mura di un appartamento di Dorno, vicino Pavia. Emanuela Preceruti per sfuggirgli s'era chiusa in casa, tentando di nascondersi in bagno insieme alla figlia dodicenne. Ma tutto è stato inutile. Il suo carnefice ha travolto ogni ostacolo, l'ha braccata, l'ha finita senza pietà. E la bambina s'è salvata solo fingendosi morta.

Non hanno più dubbi gli inquirenti: per la Procura pavese la dinamica è ormai chiara, come le responsabilità dell'ennesimo femminicidio. Consumato con una freddezza senza eguali. Tutto nel giro di un'ora, prima ancora che fosse notte. Roberto ed Emanuela - 51 anni lui, 44 lei - s'erano incontrati su Facebook poco più d'un anno fa. Si conoscevano già di persona, ma la donna, con alle spalle un matrimonio - ormai archiviato - dal quale era nata una bambina, era andata a vivere in Francia.

Quella vecchia amicizia, riannodata coi fili della rete, l'aveva convinta a tornare in Italia. Sembrava potesse essere amore vero: l'uomo, proprietario di due appartamenti attigui, ne aveva ceduto uno alla compagna. Per sé aveva tenuto l'altro. E per qualche mese le cose erano andate bene. Poi, però, all'innamoramento erano subentrate la delusione e la tensione. Da qualche settimana, ricordano i vicini, i decibel delle discussioni erano cresciuti vertiginosamente. E martedì sera la storia, maturata velocemente, ha conosciuto il suo epilogo. Ancor più rapido e tragico. I due litigano scambiandosi parole grosse dalle finestre. Dagli insulti alla violenza il passo è breve. A piedi, questione di metri. Pochi, troppo pochi per sperare in un miracolo. Garini, infermiere al policlinico «San Matteo», scende in strada. Impugna una pistola. La quarantaquattrenne capisce. Si barrica all'interno. Trascinandosi dietro la figliola, cerca rifugio in bagno. Ma il compagno, forse accecato anche dai fumi dell'alcool, è ormai una belva: sfonda il portone con una mazza, sale le scale di corsa fino ad agguantare le due donne. Le urla disperate non lo fermano. Sferra un pugno in faccia all'amata. Quindi fa fuoco. Gli spari rimbombano uno dietro l'altro. Emanuela Preceruti, centrata al torace, muore praticamente subito.

La figlia, ferita di striscio, si finge cadavere per scampare alla follia dell'omicida. Poi si lancia dal balcone, con un volo di quasi cinque metri, per andare a bussare alla porta di un'amica della madre, con ancora un filo di voce: «Roberto ha ucciso la mamma».

Garini, barricatosi nell'edificio, s'è lasciato arrestare dai carabinieri dopo mezz'ora di assedio: l'hanno trovato abbracciato al corpo senza vita della sua vittima. Piangeva inconsolabile. Lacrime di coccodrillo. Adesso è in carcere.

Dovrà rispondere di omicidio volontario.

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