Cronaca locale

Anastasia e la droga. È sospettata di coprire il suo "finanziatore"

Un complice le avrebbe messo a disposizione il contante per l'acquisto di 15 chili di «erba»

Anastasia e la droga. È sospettata di  coprire  il suo "finanziatore"

Roma Omicidio alla Caffarella. Settantamila euro svaniti nel nulla. Chi ha finanziato l'affare da 15 kg di marijuana? Se lo chiedono tutti all'indomani degli arresti per traffico di droga di Giovanni Princi e Anastasia Kylemnyk, l'amico dei tempi del liceo di Luca Sacchi e la fidanzata ucraina.

Sono i proventi di un'attività ben consolidata della baby sitter dai mille misteri e dell'amico Giovanni, un ragazzo di buona famiglia ma da tempo coinvolto in storie di droga? Ed è caccia ai soci in affari della biondina e del suo amico, almeno altre tre persone. L'unico in grado di raccontare, magari dire i nomi dei personaggi coinvolti nell'affare, e sul quale punta la Procura è l'amico di Sacchi, Marino Munoz Domenico Costanzo. La sera del 23 ottobre il giovane era al pub con Anastasia e Luca, si allontana per telefonare quando sopraggiunge la Smart con i killer. Conosce i nomi degli altri compratori? Gli investigatori indagano soprattutto sul rapporto della 25enne, da ieri costretta all'obbligo della firma in caserma, con i fornitori di droga di San Basilio.

A portare i carabinieri sulle tracce degli assassini un amico del pusher che ha fornito la 38 special a Del Grosso. La telefonata, intercettata il 24 ottobre dalla polizia, mette sulla pista giusta. «Che è successo amò?». «Un casino». «Ma un casino con chi?». «E poi te spiego, amò. (). Poi te spiego». Fabio Pallagrosi e la fidanzata Francesca Ferraro il giorno dopo l'omicidio di Luca Sacchi parlano del «casino» combinato da Valerio Del Grosso e Marcello De Propris. Li ascoltano gli agenti del commissariato Santa Maria Maggiore, da mesi sulle tracce degli spacciatori di San Basilio. I poliziotti si precipitano in Procura con la registrazione. Un'indagine che nasce, guarda caso, dal sequestro di 72mila euro in contanti trovati su un'auto guidata da uno spacciatore, Mauro Mannu, con accanto Marcello De Propris. Secondo gli inquirenti De Propris e i suoi «colleghi» di spaccio, consegnano droga a domicilio per la capitale. Da pochi grammi a chili di hashish e marijuana. Come i due chili di «fumo», divisi in 20 panetti, trovati il 6 novembre a casa di De Propris. Oppure il chilo e duecento grammi di «erba» sequestrato venerdì al padre di Marcello, Armando De Propris, proprietario del revolver con cui è stato ucciso Sacchi.

Ma De Propris, Mannu e Del Grosso sono solo «cavalli», piccoli distributori, che fanno capo al ras dello spaccio in grande stile, Marco Mastromarino, per gli investigatori di Porta Maggiore gestore delle piazze di spaccio di Roma Est. Un'attività, questa, che permette di avere un quadro precedente e successivo all'omicidio del personal trainer. Una situazione raccontata dagli sms e dalle conversazioni fra Del Grosso e il suo fornitore, Marcello De Propris.

«Amò, ce ne andiamo alle Maldive?». Del Grosso il 23 ottobre stesso, prima dell'omicidio e del cambio di programma, via Whatsapp invita la ragazza a un viaggio esotico. È sicuro di «steccare» abbastanza soldi dalla vendita dei 15 chili di «roba» a Princi e ad Anastasiya. Poi l'idea che cambia completamente la storia. Un progetto tale da farlo «sbroccare». Del Grosso non pensa che all'appuntamento per lo scambio della merce si presenta Sacchi. Un duro, esperto di arti marziali, che appena aggrediscono la ragazza si getta su Pirino gettandolo a terra.

A fermarlo ci pensa Del Grosso, disposto a tutto pur di arraffare il denaro.

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