Politica

Anche il «Corriere» dà il benservito alle riforme del premier

RomaUn despota che ha trasformato un partito di popolo in un «inutile club». Un parolaio dalla promessa facile infarcita di demagogia. Matteo Renzi ieri è stato messo ko da Repubblica e Corriere della Sera . Quella della domenica deve essere stata una lettura davvero indigesta per il premier schiaffeggiato da due quotidiani che fino a poco tempo fa non facevano che tesserne le lodi.

Il primo e più duro attacco è arrivato da Eugenio Scalfari che ha scomodato una poderosa schiera di morti per dipingere un impietoso ritratto di Renzi: un Napoleone senza esercito e senza genio. Scalfari richiama Francesco Crispi, Benito Mussolini e Bettino Craxi perché, scrive, «provenivano tutti dal socialismo e instaurarono qualche cosa che somiglia molto alla democratura». Un termine quest'ultimo adottato in altre occasioni da Scalfari per definire il governo Renzi, una fusione tra democrazia e dittatura, e già usato per la Russia di Putin.

Sotto accusa tutta la politica del premier a cominciare dalla legge elettorale che non solo trasforma «in maggioranza una minoranza cui mancano dieci punti percentuali per arrivare al 50 più uno ma che è anche una legge di nominati». In sostanza denuncia Scalfari, Renzi vuole trasformare il Parlamento in una «dependance del potere esecutivo che fa e disfa senza più alcun controllo tranne quello della magistratura se dovesse trovare un reato contemplato dal codice penale». Scalfari vede nel prossimo futuro dell'Italia un «governo a sua volta sottomesso alla decisione di un autocrate e del suo cerchio magico» visto che a questo quadro va aggiunta pure la riforma dell'azienda televisiva pubblica che di fatto sancirà «la dipendenza della Rai dal governo».

Insomma per Scalfari la sinistra dipinta da Renzi come «nuova, moderna e cambiata» al fondatore di Repubblica invece pare vecchia, vecchissima tanto che gli ricorda la parabola di tre uomini che venivano dal socialismo e che poi instaurarono la famosa democratura: Crispi, Mussolini, Craxi. Si potrebbe aggiungere che il paragone non è certo di buon augurio per Renzi visto che tutti dopo rapide e brillanti ascese hanno fatto una tristissima fine anche se in modo diverso.

Nessun paragone diretto con i politici del passato da parte di Alberto Alesina e Francesco Giavazzi sul Corriere . Al premier Renzi però viene attribuita una pratica di governo che indulge «al populismo» e poco concreta. Molte chiacchiere insomma e pochi fatti.

Va bene essere ottimisti, osservano i due editorialisti, «ma un conto è l'ottimismo, un conto sono leggerezza, faciloneria e populismo». Un politico, avvertono Alesina e Giavazzi, «deve saper dire la verità ai cittadini anche quando le notizie non sono buone».

Il premier fa troppe promesse che poi sarà impossibile mantenere come quella di ridurre le tasse e mantenere tutti i servizi a carico dello Stato.

E questa, conclude l'editoriale, è pura «demagogia».

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