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Anche il secondo assassino era schedato dalla polizia

Sicurezza francese nella bufera: Adel scarcerato perché pentito. E spunta il video dei due sicari

Luciano Gulli

Giovani, disadattati, psichicamente sbalestrati. Oggi, se uno versa nella condizione sopradescritta, ma è anche musulmano e portatore malsano di una robusta vena di simpatia per il califfo (presero Bin Laden; prenderanno anche lui, prima o poi) può capitare che ammazzare un povero vecchio vestito da prete possa sembrare un atto di formidabile eroismo. Vigliacchi, prima che terroristi. Gente con alle spalle una matassa di problemi irrisolti che se la prendono con persone inermi: ragazzi, vecchi, meglio se ci sono di mezzo anche dei bambini da arrotare con un camion, senza sporcarsi le mani.

O bisognerà pensare che abbia statura di «terrorista» anche questo secondo killer di Rouen, originario di Saint-Dié-des-Vosges, schedato dalla polizia con la sigla «S», a indicare persona a rischio radicalizzazione. Abdel Malik P. Ecco il nome. Secondo il quotidiano Le Monde, Adel Kermiche, il primo attentatore, soffriva di disturbi psichici fin dall'infanzia, tanto da essere stato costantemente seguito da psicologi fin dall'età di 6 anni. A 12 anni fu espulso da scuola per «disturbi comportamentali»: nella sua scheda fu riportato che si trattava di un «soggetto iper-attivo». Uno spostato, un ragazzo «difficile» si sarebbe detto una volta. Due bombe vaganti nelle mani del Califfo. Kermiche era stato arrestato perché aveva tentato di andare due volte in Siria, l'ultima volta a maggio 2015. Ma il fatto che fosse segnalato, e indossasse il braccialetto elettronico dei delinquenti, non è bastato alla polizia francese per metterlo nella definitiva condizione di non nuocere.

Lui, Kermiche, 19 anni, si definiva «un musulmano misericordioso, non un estremista» e diceva di «volersi riprendere la sua vita e sposarsi». Così l'assassino di padre Hemal, sgozzato nella sua chiesa di Saint-Etienne du Rouvray, parlava con i magistrati francesi che avevano avviato un'inchiesta sulla sua personalità per decidere se poteva ottenere la libertà vigilata.

Accusato di associazione a delinquere finalizzata ad un'impresa terroristica. Kermiche era uscito dal carcere il 18 marzo scorso, dopo dieci mesi di detenzione provvisoria. Nel quartiere dove era cresciuto, i vicini di casa lo consideravano «una bomba a orologeria», tipo imprevedibile e spesso intrattabile. Ma c'è sempre un bravo magistrato, animato da ottime intenzioni, che crede nelle possibilità di riscatto di tipi del genere. Meglio sarebbe stato indagare sulle conoscenze fatte in carcere dal giovanotto, e la sua fragilità psichica che lo esponeva al plagio da parte di personalità forti. Due (uno era un saudita, come Bin Laden) furono i suoi cattivi maestri. La svolta in direzione del jihad coincise con la strage nella redazione parigina del settimanale satirico Charlie Hebdo, nel gennaio 2015. Al giudice, naturalmente, raccontava un mucchio di fesserie: che era un «musulmano che si basa sui valori della misericordia e della benevolenza», e «non un estremista». Di quelli anche un po' disinvolti con le preghiere: due al giorno, diceva l'ammazzapreti, potevano bastare, invece della canoniche cinque. E spunta anche un video, realizzato da due assassini, pochi minuti prima dell'attacco. Un video utilizzato dalla propaganda jihadista.

La tensione, in Francia, resta altissima. Marine Le Pen profetizza «una serie di attentati terroristici» nel prossimo futuro. Preoccupati si dicono i rappresentanti delle comunità religiose, mentre la polemica politica, tra l'ex presidente Sarkozy e il ministro dell'Interno Cazeneuve, che si accusano di «populismo» e di «lassismo» spicca il volo. Il governo intanto fa scendere in pista 10 mila militari in più rispetto al previsto che vigileranno sui grandi eventi estivi.

Una dura condanna al barbaro assassinio di Rouen arriva da Ahmad Al-Tayyib, il grande imam di Al-Azhar, la massima istituzione dell'Islam sunnita con sede al Cairo.

«Gli autori di questo attacco barbaro si sono spogliati dei valori dell'umanità e dei principi tolleranti dell'Islam».

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