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Anche la Slovenia si liberò così da Belgrado. Ma la Jugoslavia era morta e l'Ue complice

Il piano di Lubiana è stato copiato dai catalani. Allora provocò una tragedia

Anche la Slovenia si liberò così da Belgrado. Ma la Jugoslavia era morta e l'Ue complice

Il deja vu più immediato è quello sloveno. Come la Catalogna il 30 dicembre 1990 la Repubblica della ex Jugoslavia convoca un referendum in cui l'88 per cento dei votanti sceglie l'indipendenza da Belgrado. Al pari di Carles Puigdemont anche la Lubiana d'allora sa di non contare sugli appoggi internazionali indispensabili per garantirsi il riconoscimento della nascente Unione Europea e dell'Occidente. Ma il problema più spinoso è quello militare. I leader sloveni sanno che la dichiarazione d'indipendenza innescherà un'immediata reazione dell'esercito jugoslavo controllato da Belgrado. Così progettano un'indipendenza a scoppio ritardato per garantirsi il tempo di stringere relazioni internazionali e dotarsi di un'agile, ma efficiente struttura militare in grado di contrapporsi asimmetricamente alla potenza dell'armata federale. Nei sei mesi passati a dialogare con Europa e Occidente la Slovenia crea una struttura di comando segreta incaricata di assorbire le milizie territoriali previste dalla Costituzione jugoslava dotandole di armi antiaeree e anticarro acquistate sul mercato internazionale. Grazie a quella struttura clandestina, all'appoggio discreto di alcune diplomazie europee e alla decisione di annunciare l'indipendenza il 25 giugno 1991 anziché il 26, come previsto, Lubiana spiazza Belgrado per poi metterla in ginocchio con operazioni di guerriglia accompagnate da sofisticate azioni di propaganda. Il piano sloveno, secondo Madrid, è stato accuratamente studiato dagli indipendentisti catalani tentati dall'idea di utilizzare i Mossos per garantirsi una replica anche militare. Rispetto a quelle slovene le mosse di Barcellona soffrono però di un'evidente anomalia. La Slovenia era lo scampolo di una repubblica federale diventata acefala e ingovernabile dopo la morte, nel maggio 1980, del suo creatore Tito. E la caduta del Muro di Berlino garantiva solidarietà e simpatie politiche alle nazioni nate dalla fine del comunismo. Il fattore decisivo era, però, la non appartenenza della Repubblica di Jugoslavia alla nascente Unione Europea. La Catalogna si ritrova invece a dover invocare il riconoscimento di un Ue di cui la Spagna è Stato costituente fin dalla firma del trattato di Maastricht del 7 febbraio 1992. Per non parlare del Trattato di Lisbona che all'articolo 4 vieta esplicitamente qualsiasi politica in grado di compromettere l'integrità territoriale di uno stato membro. Il riconoscimento dell'indipendenza slovena e croata, ratificate dalla Comunità Europea il 15 gennaio 1992, aprì la strada all'immane tragedia dell'indipendenza della Bosnia.

Un'esperienza che rende l'Europa infinitamente più cauta.

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