Politica

Anche Visco si stanca dei vincoli Ue. Debiti della Pa: non c'è traccia di 21 miliardi

RomaLa ripresa c'è, ma va consolidata con le riforme. Ignazio Visco non s'allontana di un millimetro dagli slogan Bce. Il governatore della Banca d'Italia, però, si rende conto che la frattura sociale creata dalla crisi non si riempie con i dogma accademici. Così, lancia una semi-provocazione. Auspica «l'istituzione di meccanismi di stabilizzazione automatica del ciclo economico: un primo passo verso una vera e propria unione di bilancio».

In altre parole, secondo Visco, l'Europa si dovrebbe dotare di meccanismi in grado di gonfiare (con un pizzico di dirigismo) il dato del Pil. In tal modo, i deficit degli Stati potrebbero scendere e creare spazi di spesa per favorire la crescita. In fin dei conti - ricorda - «regolazione ed azione pubblica in materia economica e finanziaria sono in larga misura una questione comune».

Da un punto di vista pratico, la posizione di Visco ribalterebbe uno dei cardini del Patto di Stabilità europeo. Questo prevede che nei periodi di buona congiuntura, l'azione di risanamento dev'essere più efficace. Mentre nei periodi di recessione, si può invocare maggiore flessibilità di bilancio (cioè fare più deficit). Nella sostanza, Visco suggerisce di ribaltare questo concetto. E di applicare, anche nei periodi congiunturali positivi, meccanismi legati alla flessibilità di bilancio («stabilizzatori automatici»). Musica per le orecchie di Matteo Renzi. Che, al contrario, potrebbe non gradire l'altolà di Bankitalia a una modifica del sistema previdenziale.

Un po' pasticciato, infine, il passaggio che la Banca d'Italia dedica ai rimborsi della Pubblica amministrazione. Ricorda la Relazione che nel biennio 2013-14 il governo ha stanziato 50 miliardi: 19 erogati nel 2013 e 10 nel 2014. Nessuna notizia dei restanti 21 miliardi, rimasti nelle casse dell'Economia. E ancora. A fronte di un'erogazione di 29 miliardi, il debito della Pa nei confronti delle aziende private è sceso dai 75 miliardi del 2013 ai 70 miliardi del 2014.

Vuol dire che i debiti, anziché ridursi, stanno continuando ad accumularsi.

Commenti