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Angela ci mette la faccia ma non cede sui profughi

La Cancelliera riconosce la propria responsabilità nella sconfitta però insiste: giuste le decisioni assunte

Angela ci mette la faccia ma non cede sui profughi

Il suo partito ha perso in Mecklemburgo-Pomerania e Angela Merkel ci ha messo la faccia. Famosa anche per il suo stile di governo silenzioso, per la capacità di sopire i problemi unita a quella di scaricare le difficoltà sugli alleati, per la seconda volta in poche settimane la cancelliera si è fatta carico in prima persona di un problema. Sempre lo stesso: i rifugiati. A fine luglio la leader tedesca aveva ammesso in conferenza stampa che gli attentati compiuti pochi giorni prima in Germania da alcuni richiedenti-asilo andavano considerati «schiaffi in faccia a chi ha accolto i profughi», ovvero a lei stessa che, contro l'avviso dei compagni di partito prima e degli alleati di governo poi, un anno fa aveva aperto le porte del Paese ai rifugiati siriani. Lunedì, parlando a margine del vertice del G20 a Hangzhou in Cina, la cancelliera ha ammesso che la sconfitta subita nel «suo» Mecklemburgo il Land con il collegio che la elegge al Bundestag «è in qualche modo legata alla politica dei rifugiati, per cui io sono responsabile».

Al Parlamento di Schwerin, con il 19% dei voti la Cdu di Merkel avrà meno seggi dei populisti di Alternative für Deutschland (20,8%); il sorpasso da destra non è andato giù a un partito che tradizionalmente ha sempre monopolizzato lo schieramento conservatore. Monopolizzato o controllato con l'alleanza strettissima siglata con i cristiano-sociali bavaresi (Csu) che, finora, siedono nello stesso gruppo parlamentare con la Cdu al Bundestag. Non è un caso che proprio da Monaco siano arrivate le più aspre critiche alla cancelleria per la brutta performance del suo partito a Schwerin. Ai cristiano-democratici il brusco risveglio elettorale deve far capire che «è suonata la sveglia», ha dichiarato il ministro bavarese delle Finanze, Markus Söder. «Non è più possibile ignorare il pensiero degli elettori su questo tema e Berlino deve cambiare rotta». Da mesi la Baviera, il Land più investito dagli arrivi attraverso il confine con l'Austria, è in rotta di collisione con il governo federale: Monaco vorrebbe fermare gli arrivi una volta per tutte ma Merkel da quell'orecchio non ci sente. E se dalla Cina ha spiegato di essere «molto insoddisfatta» per il risultato delle urne, ha anche ribadito che «le decisioni assunte negli ultimi mesi sono state giuste».

Dalla sua parte la cancelliera ha il partito che presiede e comanda. «Angela Merkel ha guidato con successo il Paese attraverso molte crisi e i membri della Cdu sono fiduciosi che così sarà anche in futuro. Tutti dobbiamo scommettere su di lei», ha dichiarato da Berlino il segretario generale del partito, Peter Tauber. La Cdu ha solo invitato il governo ad accelerare le misure per l'espulsione dei rifugiati senza i requisiti per restare in Germania, macchiatisi di reati o poco impegnati nell'integrazione. «Dal 2015 il governo ha già fatto molto per cambiare la sua politica in materia - è stata la difesa di Tauber - solo che molti potenziali elettori non ne sono al corrente; queste misure hanno bisogni di tempo per avere efficacia».

L'esponente Cdu ha escluso che lo scivolone in «MeckPomm» possa bloccare il cammino di Merkel verso un quarto mandato da cancelliera. Parlarne mentre la leader è impegnata al G20 rischierebbe di indebolirla sulla scena internazionale. E poi fra due settimane si vota per il rinnovo di un altro Land, piccolo ma ancor più significativo: Berlino, dove peraltro la Cdu non è particolarmente forte.

Per il partito di Merkel adesso è il momento di far quadrato: la resa dei conti è solo rimandata.

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