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Ankara non è affidabile La cura è peggio del male

Ankara non è  affidabile La cura è peggio del male

Sulla carta, sembra tutto in ordine: a partire dal 4 aprile, la Turchia si riprenderà i migranti che non avranno chiesto asilo in Grecia o cui è stato rifiutato, e in cambio manderanno in Europa un profugo siriano che ha dimostrato, presumibilmente con un esame condotto nei campi profughi dell'Anatolia (non si sa se con la partecipazione di funzionari europei), il suo diritto alla protezione internazionale.

Ma l'accordo raggiunto è pieno di trappole, di ambiguità e di pericoli. Lo scambio concordato può essere viziato da errori, da corruzione, da simpatie politiche, in quanto non c'è alcuna garanzia che i turchi «scelgano» le persone che meritano davvero di entrare in Europa o quelle di cui vogliono sbarazzarsi. La dichiarazione di Renzi, che per indorare la pillola, ha sottolineato che nel testo concordato con Ankara c'è «un esplicito riferimento ai diritti umani, alla libertà di stampa, ai valori fondanti dell'Europa» fa addirittura sorridere (o forse meglio, piangere) perché è evidentemente una pia illusione che Erdogan rinunci da un giorno all'altro alla sua deriva autoritaria solo per fare piacere alla Ue. Lo stesso presidente turco, del resto, si è affrettato a raffreddare eventuali entusiasmi, cogliendo l'occasione dell'accordo siglato poco prima dal suo primo ministro per accusare l'Europa di avere un «atteggiamento ambiguo» nei confronti dei terroristi, perché appoggiano e forniscono armi ai curdi siriani, che combattono valorosamente contro l'Isis ma che egli considera nemici mortali.

L'intesa solleva anche diversi altri interrogativi. Chi si prenderà gli aventi diritto all'asilo che la Turchia si appresta a rimandarci, visto che vari Paesi della Ue, Gran Bretagna compresa, rifiutano il sistema delle quote? Andranno tutti in Germania, dove la signora Merkel, dopo l'apertura iniziale a tutti, è stata costretta a fare marcia indietro e proprio per questo problema è uscita molto indebolita dalle elezioni di domenica scorsa? Chi si prenderà cura di fermare i migranti (provenienti da Paesi diversi da Siria ed Iraq, e quindi privi dei requisiti per invocare la Convenzione di Ginevra), che perso per perso tenteranno egualmente di attraversare l'Egeo ed entrare in Europa da clandestini?

Comunque, se le navi dislocate tra la costa turca e le isole greche si comporteranno come le nostre che pattugliano il canale di Sicilia, cioè invece di respingere le imbarcazioni in difficoltà salveranno e porteranno a destinazione i passeggeri, si creerà un ingorgo che difficilmente potrà essere risolto con lo scambio «uno per uno» concordato con Ankara. C'è poi veramente da preoccuparsi di come l'Unione abbia ceduto almeno a parole - alle richieste turche: 6 miliardi per le spese, accelerazione dei negoziati per l'adesione della Turchia fermi da 11 anni, probabile abolizione del visto per i cittadini turchi. L'accordo sarà anche una specie di estrema ratio, ma il rimedio potrebbe essere maggiore del male.

Del resto, non c'era molto da aspettarsi da un'Europa che da mesi si sbrana sul problema dell'accoglienza ai profughi, e permette una vergogna come quella del campo di Indomeni, al confine tra Grecia e Macedonia, dove migliaia di esseri umani vengono lasciati a marcire sotto la pioggia senza che qualcuno avanzi una soluzione.

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