Politica

Un anno e mezzo da comparsa tra selfie e viaggi

L'ex leader sempre più marginale, le sue mosse non fanno più notizia

Un anno e mezzo da comparsa tra selfie e viaggi

«Farò il senatore semplice, il senatore di Firenze, Scandicci, Insigna e Impruneta» annunciò Renzi appena eletto per fare sfoggio di umiltà (dote che pochi riconoscono all'ex premier). Ma non ci è andato molto lontano. Da quando ha perso il potere e il controllo del Pd, Matteo Renzi sembra piombato indietro quindici anni nella carriera politica, da primadonna a comparsa. È dalla batosta tremenda del referendum sulla riforma costituzionale che Renzi non si è più ripreso. Il vento potrà girare anche per lui ma per il momento le sue uscite hanno l'aria di una nuova gavetta per riprendere il consenso perduto. L'ultima botta di vita è stata la campagna elettorale, finita (male) quella Renzi si è dovuto sedere in panchina, come riserva, un ruolo che starà stretto ad un uomo che solo qualche anno fa si impegnava a «non fare il premier oltre il secondo mandato», dando per scontata la sua permanenza a Palazzo Chigi come minimo fino al 2023. Invece all'ego del nuovo Renzi toccano scene come quella alla stazione Termini quando, appena sceso dal Frecciarossa, si è visto arrivare di fronte un gruppo di giornalisti e fotografi, per realizzare però subito dopo che la stampa non era affatto interessata a lui, ma era lì per il premier Conte, arrivato con lo stesso treno. Due anni da presidente del Consiglio, però, qualche traccia la lasciano. E infatti il senatore semplice» Renzi ha potuto esibire l'invito alla cerimonia di Arlington per il cinquantesimo anniversario della morte di Bob Kennedy, insieme a Bill Clinton, Nancy Pelosi, Joe Kennedy III. E sempre sfruttando le relazioni costruite da premier, Renzi si è reinventato come conferenziere a gettone, come fanno molti ex leader (solo che lui non è solo un ex, è anche un parlamentare pagato dal Senato). È già stato in Kazakistan per uno speech, poi in Qatar per incontrare l'emiro al-Thani, e l'agenda prevede altri viaggi, e pure un altro libro.

All'estero statista, in Italia invece profilo più basso, senatore di Scandicci. I suoi profili social vogliono trasmettere, con un pizzico di paraculismo, l'idea del politico che sta tra la gente comune, che fa la vita che fanno tutti, non quella del potente che gli è stata rinfacciata. C'è la racchetta sul campo da tennis («Ricominciamo dai fondamentali»), la staffetta di beneficenza a Firenze per i bambini down, la foto con l'amico ristoratore ai mercati («Adoro i mercati popolari: io ho sempre frequentato questi mercati, non quelli finanziari»), la foto con la figlia al mare, un video dai tetti di Firenze che sembra un plagio dello stile salviniano.

I commenti sono spesso tremendi, gli insulti abbondano. A dimostrazione che, come ha scritto anche l'Espresso, Renzi sembra essere il politico più odiato d'Italia.

In fondo conviene fare la comparsa, in attesa che il vento cambi anche per lui.

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