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Tra anomalie e fughe di notizie Woodcock non convince il Csm

L'operato del pm al vaglio di Palazzo de' Marescialli: dalle procedure ai reati contestati, ecco cosa non torna

Tra anomalie e fughe di notizie Woodcock non convince il Csm

Esposti e dubbi, tensioni e accuse latenti. Brutto momento per Henry John Woodcock, il cui operato come magistrato è sotto esame al Csm e in Cassazione. La prima commissione di Palazzo dei Marescialli lavorerà sulla nota arrivata dal procuratore generale di Napoli, Luigi Riello, che punta soprattutto sul rispetto delle tempistiche successive all'iscrizione nel registro degli indagati dell'inchiesta Consip da parte del pm partenopeo di Rosita D'Angiolella.

Magistrato al quale, secondo la procura napoletana, l'imprenditore Alfredo Romeo intendeva rivolgersi per trovare un aggancio con il vertice dell'Anac, Raffaele Cantone (che della D'Angiolella è amico). Woodcock doveva comunicare di averla indagata al suo procuratore capo e al Csm. E non è chiaro se i tempi entro i quali doveva farlo siano stati rispettati. Riello ha scritto al Csm, ma ha mandato la nota anche al procuratore capo della Corte di Cassazione, che ha già in essere un'azione disciplinare contro Woodcock per la «presunta» intervista rilasciata a Repubblica dal pm anglonapoletano sul caso del capitano del Noe Gianpaolo Scafarto, indagato a Roma per falso nell'inchiesta Consip.

Un'altra tegola su Woodcock anche il fatto che il 20 giugno il gip di Roma, Gaspare Sturzo, ha confermato la sospensione di ogni interdittiva per la Romeo Gestioni. Il piano strategico di intervento su obiettivi e procedure relative all'organizzazione del lavoro, è pienamente corrispondente alle indicazioni a suo tempo avanzate dallo stesso gip. La Romeo Gestioni fa dunque sapere che «è pienamente operativa, pur trovandosi il suo capo in carcere, nella convinzione che il piano per come approvato sarà del tutto implementato nelle prossime settimane. Non ci sono dunque restrizioni di alcun tipo nelle relazioni tra Romeo Gestoni e le pubbliche amministrazioni. Ragione in più per sottolineare con ancor più vigore il fatto che Consip ha commesso un abuso amministrativo escludendo Romeo Gestioni dalla gara FM4». Altro tassello a favore di Romeo e contro l'inchiesta fatta partire da Woodcock.

Poi c'è la chiacchierata telefonica intercettata tra Matteo Renzi e il papà, Tiziano. Indagato, quest'ultimo, di concorso in traffico di influenze, un reato che non prevedeva la possibilità di intercettarlo. Oltre al fatto che la procura di Napoli ha ascoltato quella telefonata quando gli atti, appunto, erano già stati trasmessi nella capitale. E ancora la Prima Commissione, su sollecitazione del comitato di presidenza del Csm, aprirà la pratica voluta già dal 2015 dal membro laico Pierantonio Zanettin sull'inchiesta Cpl-Concordia, sempre di Woodcock, e contrassegnata da fughe di notizie. Come la «celebre» intercettazione tra Matteo Renzi e il generale Gdf Michele Adinolfi, non depositata agli atti dell'inchiesta ma finita, desecretata, al Riesame, dentro un'informativa del Noe.

Tornando a Consip, un punto nella genesi dell'indagine è ancora poco chiaro.

Ossia il valore indiziante della notizia di reato che ha portato l'imprenditore Romeo a essere accusato di concorso esterno in associazione camorristica, a proposito dell'appalto vinto da Romeo per le pulizie dell'ospedale napoletano Caldarelli, feudo del clan camorristico Lorusso. C'era una specifica notizia di reato che facesse supporre il concorso, o la convergenza sul punto delle dichiarazioni di almeno due collaboratori di giustizia?

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