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Apertura della Francia sui terroristi rifugiati: "Ok all'estradizione"

Ma Salvini insiste: «Aspettiamo 15 latitanti, basta fargli mangiare caviale e champagne»

Apertura della Francia sui terroristi rifugiati: "Ok all'estradizione"

Cambio di passo della Francia sulla questione dei terroristi rifugiati Oltralpe e reclamati dall'Italia. La stretta voluta dal governo sulle estradizioni dopo il ritorno di Cesare Battisti, sta cominciando a produrre i primi risultati. Se finora Parigi aveva frenato sulla possibilità di rimandarci i condannati per reati politici, adesso la ministra degli Affari europei Nathalie Loiseau modifica la posizione del suo governo sulla cosiddetta «dottrina Mitterand», che per anni ha tutelato gli ex militanti politici che avevano rinunciato alla lotta armata: la Francia non si opporrà più all'estradizione dei terroristi. «Non c'è nessun motivo per farlo», spiega la ministra in un'intervista al quotidiano Le Monde, proprio lo stesso giorno in cui il vicepremier Matteo Salvini da Sassari torna a sollecitare il governo francese a restituire all'Italia «altri 15 terroristi rossi». «Devono finire di mangiare caviale e champagne sotto la Tour Eiffel», incalza Salvini.

Quello della Loiseau rappresenta un decisivo cambio di rotta rispetto alla storica linea Mitterand. «Non ho alcuna dottrina sui problemi della giustizia», osserva la ministra senza però rinunciare a punzecchiare Salvini. Non starebbe a lui, infatti, occuparsi di questo aspetto: «È un tema che viene trattato da giustizia a giustizia. Non spetta a un ministro dell'Interno, sia esso vicepremier, di venire a prendere i brigatisti in Francia e non spetta al suo omologo francese consegnarglieli». La ministra francese spiega che ci «sono dei magistrati che lavorano analizzando caso per caso, garantendo il rispetto di un'eventuale prescrizione dei fatti». «Se la giustizia di un Paese straniero che rispetta lo Stato di diritto chiede l'estradizione di qualcuno che si è reso colpevole di crimini di sangue - afferma la Loiseau - sta ai magistrati decidere. Penso che il nostro Paese abbia vissuto a lungo sottovalutando il trauma che è potuto essere il terrorismo in Italia o in Spagna e che abbiamo trattato con un'indifferenza che non condivido la violenza indiscriminata che ha esercitato in alcuni dei nostri Paesi vicini».

A metà gennaio, subito dopo il rientro a Roma di Battisti, l'ex terrorista dei Pac per decenni latitante in Brasile, l'Italia aveva preparato un dossier con i nomi di 30 terroristi, di destra e sinistra, tutt'ora in fuga all'estero, per chiedere la collaborazione dei Paesi che li ospitano, a partire appunto dalla Francia. Ma il dialogo con il governo Macron non era cominciato con il piede giusto, tanto che la ministra della Giustizia francese, Nicole Belloubet, aveva dichiarato - subito smentita dal ministero di via Arenula - di non aver ancora ricevuto richieste di estradizione dalla Francia. Salvini, sulla scia del successo ottenuto con l'operazione che ha riportato Battisti in Italia, aveva sollecitato il presidente Emanuel Macron a dare un segnale di buona volontà. In realtà già prima dell'apertura della ministra agli Affari Europei, che ieri ha ufficializzato la disponibilità di Parigi a restituirci i terroristi, i magistrati francesi e quelli italiani avevano cominciato a lavorare su una lista di una quindicina di nomi per perfezionare le richieste di estradizione. Sarebbe già stata formalizzata quella di Narciso Manenti, ex membro dei Nuclei armati per il contropotere territoriale, condannato all'ergastolo per l'omicidio del carabiniere Giuseppe Guerrieri, avvenuto davanti agli occhi del figlio adolescente. Potrebbe essere tra i primi a tornare.

In via di formalizzazione, invece, la richiesta relativa a Raffaele Ventura, vecchio esponente delle Formazioni comuniste combattenti, residente nella Loira, la cui condanna è prossima alla prescrizione.

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