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Appalti pilotati, spunta Verdini "socio occulto"

Per gli indagati e il gip il leader Ala avrebbe aiutato la francese Cofely ad aggiudicarsi le gare

Appalti pilotati, spunta Verdini "socio occulto"

Anna Maria Greco

Roma Se Alfredo Romeo cercava coperture al «livello politico più alto» per aggiudicarsi appalti Consip, a quanto risulta dall'ordinanza per l'arresto dell'imprenditore napoletano, era perché i concorrenti facevano lo stesso. Soprattutto il suo principale competitor, la società francese Cofely, prima in graduatoria per i più importanti lotti del mega appalto da 2,7 miliardi, che come sponsor aveva un personaggio di gran peso: Denis Verdini.

Il nome del fondatore di Ala spunta dalle carte giudiziarie, in cui si ipotizza addirittura che fosse socio occulto dell'imprenditore Bigotti, che guidava l'affare d'oro. Il gip Gaspare Sturzo cita le confessioni ai pm del dirigente della Consip Marco Gasparri, a libro paga di Romeo. È lui a spiegare che le pressioni esercitate sulla centrale pubblica degli acquisti da Romeo erano frutto di una sua «ossessione», aveva paura di essere discriminato, di essere «vittima di un complotto all'interno di Consip, nel senso che riteneva che i vertici favorissero la società Cofely, capogruppo di un raggruppamento temporaneo di imprese di cui faceva parte anche una società riconducibile a tale Bigotti, imprenditore che, a suo dire, era legato all'onorevole Verdini». Insomma, riteneva che la sua fosse una «legittima difesa criminale», come scrive il gip.

Anche da una conversazione tra Italo Bocchino, ex An poi consigliere di Romeo, e l'ex amministratore delegato di Consip Domenico Casalino, emerge come non solo la società dell'imprenditore napoletano ma «anche altre imprese si siano organizzate per aggredire la legalità e legittimità del procedimento pubblico amministrativo di assegnazione della gara Consip denominata FM4».

Citando il rapporto dei carabinieri il gip riporta le frasi intercettate di Romeo, che appare furioso con Bigotti perché, «aggirando le norme», avrebbe partecipato alle gare con altre aziende, tutte competitor della sua. L'imprenditore confida a Bocchino di aver appreso da Gasparri che «Bigotti sarebbe in società ( probabilmente in modo occulto)....». Qui c'è un omissis sul nome, ma sembra di capire che si tratti di Verdini.

Romeo è convinto che questa Cofely vince tutto il meglio, proprio perché ha alle spalle uno squalo come il senatore di Ala. Che in queste ore è in attesa della sentenza del processo per il crac nel 2012 del Credito Cooperativo Fiorentino, banca di cui è stato presidente dal 1990 al 2010. Per lui, i pm hanno chiesto una condanna a 11 anni.

Con altri 44 deve rispondere di associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta, appropriazione indebita, truffa e irregolarità nelle normative bancarie.

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