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Appendino senza la fiaccola: Olimpiadi '26 verso Milano

Le divisioni politiche tra Comune e Regione Piemonte penalizzano i Giochi "low cost" della sindaca grillina

Appendino senza la fiaccola: Olimpiadi '26 verso Milano

Milano accelera e stacca all'ultima curva Torino e Cortina d'Ampezzo nella corsa per la candidatura ufficiale dell'Italia alle Olimpiadi invernali 2026. Nella riunione di oggi il Consiglio dei ministri fornirà la prima indicazione nella scelta della città da proporre al Comitato Olimpico internazionale per ospitare i Giochi Olimpici e Paralimpici invernali del 2026.

I rumors che trapelano da Palazzo Chigi danno il capoluogo lombardo favorito su Torino e Cortina D'Ampezzo. Dopo l'esame del governo Conte, le candidature passeranno al vaglio del Coni, che martedì 10 luglio si riunirà nel Salone d'Onore del Foro Italico per ufficializzare la decisione. Meno di una settimana per conoscere il verdetto della sfida a tre, che il presidente del Coni Giovanni Malagò, dalla Fiera di Rimini, definisce «un'anomalia»: «È chiaro, è un'anomalia tutta italiana passare da avere una candidata ad averne tre tutte vogliose di competere. Abbiamo visto tutti e incontrato tutti». Malagò però non si sbottona sull'esito: «I dossier sono arrivati da poche ore ma un giudizio non lo posso dare, sarei superficiale. Si devono fare valutazioni oggettive». La fumata bianca definitiva arriverà a settembre 2019, quando il Cio sceglierà la città sede dei Giochi invernali 2026. Nella partita italiana, per ora, si intrecciano interessi politici ed equilibri di governo. Torino, guidata dal sindaco del M5s Chiara Appendino, è partita con il favore dei pronostici. Ma i contrasti tra il primo cittadino e il gruppo consiliare pentastellato hanno indebolito la candidatura della città della Mole. L'inchiesta della Procura di Roma sulla costruzione del nuovo stadio, che ha coinvolto Luca Lanzalone, uno dei manager dell'universo grillino, ha pesato in casa grillina: i timori di ripetere i fallimenti capitolini avrebbero spinto Luigi Di Maio e il premier Conte verso la decisione di bocciare la candidatura di Torino. Al netto di incertezze e preoccupazioni, Torino ha depositato il suo corposo dossier: 177 pagine elaborate dall'architetto Alberto Sasso. Il Comune di Torino ha puntato sulla rigenerazione degli impianti esistenti. L'organizzazione costerà circa 1,178 miliardi di euro (800 milioni a carico del Cio e il resto dagli sponsor). Un dossier frutto di un compromesso tra l'ala ortodossa del M5s, inizialmente contraria alla candidatura, e la giunta Appendino: una candidatura azzoppata che avrebbe convinto Governo (su suggerimento dello stesso Di Maio) e Coni a scartare la soluzione torinese. Milano e Cortina d'Ampezzo sono le altre due opzioni. Nonostante le distanze politiche, il sindaco di Milano Beppe Sala (Pd) e il presidente della Regione Attilio Fontana (Lega) marciano uniti. Il capoluogo lombardo, forte dell'esperienza di Expo, si è calato nella missione «Cinque Cerchi» insieme alla Valtellina e a Saint Moritz. Un dossier robusto e convincente che avrebbe convinto l'esecutivo Conte e il presidente del Coni Giovanni Malagò.

Nel dossier milanese si prevede che il villaggio olimpico venga realizzato in uno degli ex scali ferroviari dismessi che saranno riqualificati. Ma c'è anche un dato politico, Milano offrirebbe al governo ampie garanzie per vendere all'estero l'immagine del nuovo governo su un evento di portata mondiale. Partita in sordina e concretizzatasi in extremis, s'è rafforzata anche la candidatura di Cortina D'Ampezzo, «perla delle Dolomiti», che potrebbe addirittura insidiare Milano. «Difendo l'hub per gli sport invernali più grande d'Europa.

Difendo Cortina, le Dolomiti patrimonio dell'umanità e le Olimpiadi low cost che valorizzano la montagna vera e non hanno bisogno di portare la neve con i camion», ha commentato il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, ora in cerca di una vetrina di prestigio internazionale per lanciare la propria leadership.

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