Politica

Armstrong e quel primo passo Vespa va sulla Luna 50 anni dopo

«Cronaca e retroscena» delle missioni dall'Apollo 11 in poi, narrati dal giornalista all'epoca 25enne...

Nino Materi

Bruno Vespa, di lunatici, sulla sua personale Base P («Porta a Porta») ne ha visti atterrare a bizzeffe: soprattutto politici, apparentemente giunti nel celebre salotto Rai da pianeti alieni in groppa a tragicomici razzi, anzi Razzi. È stato forse questo campionario di strani personaggi ad aver spinto Vespa a (ri)esplorare i segreti del nostro selenico satellite che - pare - nasconda più misteri della piattaforma Rousseau orbitante attorno ai 5 Stelle.

È nato così Luna (RaiLibri), «cronaca e retroscena delle missioni che hanno cambiato per sempre i sogni dell'uomo»; da qui una serie di cosmici interrogativi: «Perché fu Neil Armstrong il primo uomo a mettere piede sulla Luna quando sarebbe toccato a Buzz Aldrin? Perché Aldrin dovette aggiustare un contatto elettrico con la punta di una biro evitando il rischio di restare lassù? Perché Collins temette di rientrare da solo sulla Terra?». Ma l'elenco è molto più lungo. L'universo delle domande (e delle risposte) celate in Luna si dipana infatti per ben 263 pagine, lungo le quali Vespa alterna informazioni, aneddoti e ricordi che trasformano il volume in un romanzo per provetti biblionauti.

Bruno Vespa - definito in controcopertina «icona massima del giornalismo televisivo, da anni interprete attento e autorevole dei cambiamenti della nostra società attraverso i suoi molti e fortunatissimi libri» - con Luna ci riporta al 20 luglio 1969: «giorno cruciale nella storia dell'umanità»; un evento che «ha segnato la memoria collettiva e i ricordi di ognuno di noi». Vespa non si ferma alla memorabile missione di Apollo 11, spiegando - tra l'altro - perché, nonostante i sovietici fossero molto più avanti degli americani, furono sconfitti. Inoltre: perché la conquista di Marte, programmata da von Braun addirittura per la metà degli anni Ottanta, sia stata rinviata di molti decenni e perché la nostra Samantha Cristoforetti stia studiando il cinese, visto che i prossimi protagonisti dello Spazio verranno dal Paese di Xi Jinping.

Le risposte tecniche (e storiche) sono tutte lì, nel libro: l'ennesimo che parla della Luna, ma l'unico che ne parli con la scorrevolezza narrativa di un racconto d'avventura. L'avventura più entusiasmante, ben sintetizzata dalla mitica frase: «Un piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo per l'umanità». E così è stato davvero, sebbene quell'epica sera di mezzo secolo rischi di apparire oggi come la fotografia seppiata di un reperto archeogico. Invece quelle immagini in bianco e nero di astronauti saltellanti, quell'impronta di scarpa (con suola a «carrarmato») che riga il suolo, quella bandiera a stelle e strisce fissata a terra (anzi, a luna) resteranno per sempre l'emblema di una modernità senza tempo e senza confini. Icone pop, al pari (stiamo scherzando) del litigio tra l'inossidabile Tito Stagno e l'ineffabile Ruggero Orlando: «Ha toccato!», no, sì, forse...

Anche su questo aspetto - diciamo così - di lunatismo telecronachistico, Vespa ha la spiegazione che svela l'arcano della video-impasse: «Per scrivere il libro ho rivisto Tito, che adesso corre allegramente verso i novant'anni - ha raccontato Vespa in un'intervista al quotidiano Il Messaggero - e ho riportato alcuni suoi ricordi. L'Aquila aveva toccato, oppure no? In realtà avevano torto sia Stagno che Orlando, nell'annunciare il momento esatto in cui la zampetta del Lem, che era una sorta di ragnetto, aveva raggiunto la superficie lunare. Per litigare, si erano persi l'annuncio di Neil Armstrong, quando disse che il modulo era finalmente arrivato a destinazione».

In quello studio tv il 20 luglio 1969 Bruno Vespa, da poco assunto alla Rai dopo avere vinto un concorso, aveva 25 anni da poco e faceva il «portatore d'acqua» (ovvero: controllava il flusso di notizie): «Mi sentivo come Totò, il bambino di Nuovo Cinema Paradiso, assistendo di nascosto a quello spettacolo straordinario»; il dispaccio di agenzia tanto agognato arrivò alle 22,17: l'homme est sur la Lune, l'uomo è sulla Luna: «Lo staccai e lo conservai per anni sotto il vetro protettivo della mia scrivania. A quei tempi c'erano ancora le telescriventi: facevano tanto rumore, ma per me era come una bellissima sinfonia».

Quella musica, cinquant'anni dopo, non si è ancora spenta. Nei giorni bui della nostra vita, per riaccenderla, basta alzare gli occhi al cielo, guardando la Luna come se l'uomo non l'avesse mai violata. Un augurio che Vespa dedica ai suoi figli.

Ma che vale per tutti.

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