Cronache

Arrestati come jihadisti, scarcerati dopo sei mesi

Tra i 17 coinvolti in un'operazione anti proselitismo a Merano, otto sono già stati prosciolti senza nemmeno finire a processo

Il Mullah Krekar durante una protesta
Il Mullah Krekar durante una protesta

Arrestati o indagati per jihad, prosciolti senza neppure andare a giudizio. Erano in 17. In 8 sono già fuori dall'inchiesta. Erano i presunti jihadisti incappati a novembre nell'operazione che aveva portato allo smantellamento di un'organizzazione, secondo i Carabinieri del Ros, attiva in diversi paesi europei nel reclutamento di combattenti da inviare a battersi in Siria contro gli infedeli d'occidente. Buona parte di essi era stata fermata a Merano, accusata di far parte del nucleo italiano di «Rawti Shax», la filiera del terrore coordinata via web dal mullah Krekar con l'obiettivo di rovesciare l'attuale governo del Kurdistan iracheno, per sostituirlo con uno stato teocratico fondato sulla sharia.

«Fin qui l'Italia ha realizzato un'attività di prevenzione che ha funzionato. Oggi è una bellissima giornata per lo Stato», dichiarava raggiante il ministro degli interni Angelino Alfano commentando il blitz che aveva appena portato dietro le sbarre gli uomini ritenuti ai vertici della cellula meranese e diversi ipotetici fiancheggiatori. In totale, 7 persone. E con loro un'altra decina di stranieri nei riguardi dei quali la magistratura inquirente aveva richiesto misure cautelari però negate dal gip. Stando a quanto emerso durante le indagini, a vario titolo e con ruoli differenti i componenti del sodalizio trentino risultavano essere impegnati non solo nella campagna di conquista del Kurdistan, ma anche in azioni di proselitismo e nella preparazione di attentati e sequestri.

Tuttavia, spenti i riflettori, nel giro di pochi mesi lo scenario è cambiato. Ed a marzo, accogliendo le richieste avanzate dalla procura di Trento, il giudice delle indagini preliminari ha decretato l'archiviazione di metà delle posizioni finite al vaglio degli investigatori. Così tana libera tutti per 6 degli indagati a piede libero e per 2 degli arrestati novembrini, Hama Mahmoud Kaml e Mohamad Fatah Goran. Quest'ultimo, anzi, agli inizi della settimana s'è visto restituire dal Tribunale anche il permesso di soggiorno, scaduto proprio nei giorni del tintinnar delle manette. «Lui non c'entra nulla con l'accusa di terrorismo internazionale», s'infervora il suo avvocato Christian Donigatti: «Finalmente, potrà ricominciare a vivere».

Resterà in Italia, la terra delle bellissime giornate e della prevenzione che funziona.

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