Cronache

Arrestato paladino antimafia "Spiava polizia, pm e cronisti"

Ai domiciliari Montante, ex presidente di Sicindustria Fermati anche dirigenti di carabinieri, polizia e finanza

Arrestato paladino antimafia "Spiava polizia, pm e cronisti"

Spiava le indagini dei pm che lo riguardavano. L'ex numero uno di Sicindustria, Antonello Montante, attuale presidente della Camera di Commercio di Caltanissetta e di Retimpresa Servizi di Confindustria nazionale, è stato arrestato per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione di esponenti delle forze dell'ordine. Con lui altri cinque pezzi grossi: il colonnello Giuseppe D'Agata, ex capocentro della Dia di Palermo poi passato ai servizi segreti e rientrato nell'Arma; Diego Di Simone, ex sostituto commissario della squadra mobile di Palermo, diventato responsabile della sicurezza di Montante; Marco De Angelis, sostituto commissario in servizio prima alla questura di Palermo e poi alla prefettura di Milano; Ettore Orfanello, ex comandante del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Caltanissetta; Massimo Romano titolare della catena di supermercati «Mizzica» Carrefour Sicilia. La Procura aveva chiesto per Montante il carcere, ma il gip lo ha ristretto in casa, come gli altri 5 arrestati. Sospeso dal servizio per un anno il vice sovrintendente di polizia in servizio a Palermo, Giuseppe Graceffa. Ci sono 15 indagati a piede libero.

L'operazione «Double face» della Squadra mobile di Caltanissetta, coordinata dalla Dda, ha fatto emergere una rete di spionaggio al servizio di Montante costituita per commettere delitti contro la pubblica amministrazione. Agli associati si contesta anche la corruzione e l'accesso abusivo al sistema informatico. «Il sistema - dice di procuratore di Caltanissetta, Amedeo Bertone - si fonda sul contributo di Di Simone che, essendo ex appartenente della polizia di Stato, teneva contatti con altri due indagati attraverso cui acquisiva informazioni. Graceffa, lavorando in questura, forniva informazioni riservate alle richieste che Montante faceva tramite Di Simone. Montante ha costruito un sistema di potere indossando la veste della legalità».

Per anni simbolo dell'antimafia, Montante aveva ricevuto, due anni fa, un avviso di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa. La Procura lo accusava di avere «messo a disposizione in modo continuativo in particolare di Vincenzo e Paolino Arnone (consigliere e reggente della famiglia mafiosa di Serradifalco, ndr) la propria attività imprenditoriale consentendo al clan di ottenere l'affidamento di lavori e commesse anche a scapito di altri imprenditori, nonché assunzioni di persone segnalate dagli stessi, ricevendone in cambio il sostegno per il conseguimento di incarichi all'interno di enti e associazioni di categoria, la garanzia in ordine allo svolgimento della sua attività imprenditoriale in condizioni di tranquillità, senza ricevere richieste di estorsioni e senza il timore di possibili ripercussioni negative per l'incolumità propria e dei beni aziendali, nonché analoghe garanzie per attività riconducibili a suoi familiari e a terzi a lui legati da stretti rapporti».

Gli investigatori, perquisendo la villa di Serradifalco di Montante, trovarono una stanza segreta chiusa da una finta libreria. Vi erano custoditi dossier e fascicoli su magistrati, politici, giornalisti. Per gli inquirenti sono il frutto dell'attività di spionaggio dell'ex paladino antimafia, accusato da pentiti. Lui respinge ogni accusa.

Lo fa anche uno dei 15 indagati eccellenti, l'ex presidente del Senato Schifani che sostiene di non «avere mai avuto alcuna amicizia o frequentazione con Montante».

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