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Arrivano i kamikaze

I fanatici di Isis dichiarano guerra all'Occidente: "Armatevi e fatevi esplodere". Sale l'allerta terrorismo. Il timore del Papa: "È il Terzo conflitto mondiale"

Arrivano i kamikaze

È un ordine di attacco immediato al mondo in cui viviamo. Da ieri i militanti dell'Isis hanno ricevuto un ordine eccitante, uccidete e suicidatevi, e lo hanno avuto con due video e un tweet: lo Stato Islamico, dice il video rispondendo alla preparazione dell'azione internazionale di Obama, «resiste nonostante i vostri complotti, le armi, le munizioni immagazzinate». Ora risponderemo, dice l'organizzazione di Al Baghdadi. E lancia il suo appello ai combattenti: «Individuate i vostri obiettivi, preparate le autobombe, le cariche e le cinture esplosive per colpire duramente e fracassare le teste».

Il primo video mostra una vasta gamma di nemici, da Obama a Abdullah a Cameron. Il tweet invita il Cairo a prepararsi a una sorpresa, e chiede alla Fratellanza Musulmana di forgiare un'alleanza con Isis. Il secondo mostra una bandiera nera che avvolge e inghiotte quelle americana, israeliana, tedesca, inglese... Lo sfondo teorico è chiaro: l'Isis ha deciso di non contentarsi del perimetro mediorentale, anzi, ha scoperto che la sua espansione numerica, il suo successo, sono legati all'allargamento del suo orizzonte, i giovani corrono alla ricerca della truce avventura quanto più esso addenta le realtà occidentali, che considerano peccaminose, scomode e grigie. Lo scopo dell'Isis, come ha detto chiaro il Califfo delle decapitazioni Abu Bakr al Baghdadi, non è solo quello di stabilire uno Stato dell'Irak e del Levante: dallo scorso giugno ha in mente e sulla punta del fucile lo Stato Islamico quanto più largo possibile, e vuole venire a trovarci. Il suo discorso allora fu tradotto in inglese, francese, tedesco, turco, russo, albanese. Lo slogan di fondo era: «Corri, o musulmano, al tuo Stato», ovvero abbandona le appartenenze locali e espandi il tuo potere sul mondo che ci compete. In mente, come aveva anche Bin Laden, ha l'impero Omayyade (661-750) e quello Abbaside, e ricorda molto bene i 623 anni dell'impero Ottomano, fino al 1922, che si estendeva da Vienna, alla Polonia, fino all'Azerbaijan e ai Balcani e naturalmente a tutto il Medio Oriente.

Madrid per prima, però anche Roma, Parigi e Londra sono oggi nella prospettiva di ogni aderente all'Islam riconquistatore, ma anche l'India e il lontano Oriente sono nel mirino. Roma, come sede della cristianità, è terreno primario di conquista: non è solo Abu Bakr al Baghdadi che l'ha annunciato, anche Al Qaradawi, leader storico di Al Qaida, e Yunis Al Astal, famoso clerico di Hamas, hanno promesso l'occupazione della «capitale del cattolicesimo e dei crociati».

E papa Francesco, secondo l'ambasciatore iracheno presso la Santa Sede, «è un bersaglio». Bergoglio ieri dal Sacrario di Redipuglia, in Friuli, ricordando i caduti della Grande Guerra ha detto: «Siamo nella terza guerra mondiale, è una follia». Quanto è realistico l'ordine di attacco? A giudicare dal passato siamo vulnerabili, e le forze del terrorismo islamico sono largamente distribuite. Gli attentati di Madrid (191 morti, 2004) e Londra (52 morti, 2005) sono stati i più sanguinosi, ma è impossibile dimenticare che ad Amburgo viveva uno dei principali terroristi dell'11 settembre, Mohamed Atta, né sfugge alla memoria l'assassino di Theo Van Gogh. Sono targati Isis gli attentati più recenti, tra cui quello di Bruxelles a maggio, quando il 29enne Mehdi Nemmouche uccise 4 persone al Museo Ebraico, per rivelarsi poi anche come uno dei carcerieri e torturatori degli ostaggi occidentali in Siria. È uno dei 700 casi francesi di ritorno per unirsi alla guerra in Siria, ma se ne possono contare anche 400 dall'Inghilterra, 270 dalla Germania, 250 dal Belgio. In Francia, prima di Nemmouche, Mohammed Merah uccise 7 persone, fra cui 3 bambini, nella scuola ebraica. A Londra e sempre a Parigi, in una sequenza di tre giorni, nel maggio del 2013 due assalitori armati di mannaia cercarono di tagliare la gola a due soldati dei rispettivi Paesi. E si dice che Nemmouche preparasse un attacco agli Champs Élysée il 14 luglio.

La polizia è in estremo allarme, i servizi segreti di tutto il mondo si scambiano informazioni, Obama ha suonato l'attacco... La dottrina jihadista spinge a portare l'attacco a casa del nemico per terrorizzarlo, dissuaderlo dal reagire, spingerlo a rinchiudersi tra le proprie mura come i Tanzim e Hamas tentarono di fare con Israele negli anni dell'Intifada, quando tutto saltava in aria. Ma con una giusta analisi dei fatti, dell'origine del terrore, della sua dislocazione, gli attentatori suicidi furono battuti; se non si cede alla paura, è possibile vincere.

Sempre che sia un verbo ancora in uso.

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