Politica

Assolto

Nino Di Matteo, l'eroe che i grillini vorrebbero tanto come ministro di Giustizia, esulta alla sua ultima apparizione a Palermo come pm del processo sulla trattativa Stato mafia (da mesi è stato trasferito a Roma, alla Dna): «Prima si era messa in correlazione Cosa nostra con il Silvio Berlusconi imprenditore, adesso questa sentenza per la prima volta la mette in correlazione col Berlusconi politico». E insorgono il Cavaliere (che nel processo trattativa non era imputato) e gli azzurri.

Si chiude con una polemica che ha anche carattere politico vista la vicinanza di Di Matteo al mondo a Cinque stelle (vedi la standing ovation che gli ha riservato la kermesse di Ivrea in ricordo di Casaleggio di cui è stato tra gli ospiti d'onore). Berlusconi tuona, annunciando querele: «Le parole di Di Matteo sono di una gravità senza precedenti. Si è permesso di commentare una sentenza adombrando una mia personale responsabilità». E Forza Italia fa quadrato e gli fa eco: «Il fatto che uno dei pm coinvolti nel processo - non a caso assiduo partecipante alle iniziative del M5s - si permetta, nonostante questo, di commentare la sentenza adombrando responsabilità del presidente Berlusconi è di una gravità senza precedenti e sarà oggetto dei necessari passi in ogni sede». Duro anche l'avvocato Niccolò Ghedini: «La sentenza appare del tutto sconnessa dalla realtà. Il governo presieduto da Silvio Berlusconi nel 1994, ancorché assai breve, è stato connotato da un netto, preciso e continuo contrasto del fenomeno mafioso, così come quelli successivi».

MtC

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