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Tra astensione e liste civiche la protesta non vota più 5 Stelle

Il Movimento perde per strada gli scontenti che preferiscono restare a casa o scegliere nomi legati al territorio. Il fattore Roma e Torino

Tra astensione e liste civiche la protesta non vota più 5 Stelle

In che misura la recente tornata di elezioni amministrative costituisce un indicatore dei trend delle intenzioni di voto a livello nazionale? La débâcle del Movimento Cinque Stelle, rilevata in molte città, rappresenta davvero l'«inizio della fine» della formazione di Grillo, come molti commentatori sostengono in queste ore? E dove si sono diretti i voti che già erano appannaggio del M5S? Sono i quesiti che più spesso vengono posti in queste ore, alla luce dei risultati di domenica scorsa.

Riguardo al valore generale di questa consultazione, come segnale di trend esistenti a livello nazionale, occorre dire che certamente in qualche misura può essere considerata come tale. Ogni espressione di voto degli elettori, per quanto limitata, può mostrare fenomeni che riguardano le scelte e gli orientamenti dei cittadini. Anche se alcune specificità delle amministrative inviano alla prudenza nella generalizzazione dei risultati. Al riguardo, gli elementi da considerare specialmente sono due:

a) Il differente sistema elettorale e, in particolare l'esistenza di un voto di ballottaggio muta, rispetto al proporzionale adottato (per ora) alle politiche, almeno in parte, le logiche dell'elettore nel maturare la sua scelta.

b) Il diverso contesto del voto. Nel caso delle comunali contano (molto) i candidati, la cui figura personale può attrarre anche elettori con opinioni in parte differenti. In una consultazione politica regolata dal proporzionale, invece, prevale nettamente la scelta tra i diversi partiti e le proposte politiche assunte da questi ultimi. Da questo punto di vista, occorre sottolineare la grande presenza, a livello locale, delle cosiddette «liste civiche», le quali da un verso possono attrarre gli elettori proprio a causa della loro «distanza» dalle forze politiche tradizionali (che sono, vale la pena di ricordarlo, in assoluto l'istituzione più detestata in questo momento dagli italiani) e, dall'altra, «nascondono» però in una certa misura i partiti, i quali dovranno uscire necessariamente allo scoperto in occasione delle consultazioni politiche nazionali.

Questi due elementi ci aiutano anche a considerare correttamente il significato del trend discendente del Movimento Cinque Stelle. La formazione creata da Grillo ha avuto successo basandosi prevalentemente sullo scontento e l'insoddisfazione nei confronti dell'offerta politica esistente nel nostro paese, convogliando così quello che si può sinteticamente chiamare voto «di protesta». Non riuscendo poi, però, a trasformare i voti ricevuti su questa base in una proposta credibile di amministrazione e di governo. Da questo punto di vista, le insufficienze della gestione comunale a Roma (e, in parte, anche a Torino) hanno sicuramente avuto effetto sulle scelte degli elettori in questa tornata di amministrative.

La sconfitta dei pentastellati è stata poi anche in parte determinata dalle profonde divisioni interne del Movimento di Grillo. Una formazione basata prevalentemente su generiche posizioni di principio e non su un vero programma credibile ha necessariamente raccolto tra i suoi esponenti le personalità più disparate, tra le quali, una volta raggiunte posizioni di potere, si sono manifestate le inevitabili (e profonde) frizioni. Ciò vale sia per gli eletti in parlamento che per quelli a livello locale, che per gli stessi candidati alle elezioni.

Occorre considerare tuttavia che i sentimenti di insoddisfazione e di malcontento non si sono dissolti e, al di là del risultato delle amministrative, rimangono comunque presenti nell'elettorato. Non è vero, dunque, che in Italia il populismo è stato sconfitto. Almeno sino a questo momento. Nessuno sa, naturalmente, dove si dirigeranno, in occasione delle elezioni politiche (prevedibilmente l'anno prossimo) i cittadini animati da questi sentimenti. Può essere che siano persuasi dal programma di qualche forza politica o che vengano attratti dalla diserzione delle urne, come è in parte capitato in queste elezioni amministrative a Parma i flussi elettorali di questa città calcolati dall'Istituto Cattaneo lo dimostrano - e in moltissimi altri contesti. Ma può essere anche che, in occasione di un voto su tematiche più generali non più legate al contesto e ai candidati locali l'ex comico genovese riesca nuovamente a catalizzare le scelte degli insoddisfatti.

In realtà, il futuro del M5S dipende dunque dalle altre forze politiche presenti sul mercato elettorale. Se queste ultime sapranno coinvolgere i cittadini con proposte e programmi convincenti, potranno ottenere i loro consensi.

Se invece il loro appeal continuerà ad essere scarso per oltre un terzo dell'elettorato, Grillo potrà avere di certo una seconda possibilità.

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