Politica

Attacco frontale di Bossi al segretario «Secessione, il resto sono chiacchiere»

nostro inviato a Pontida (Bg)

Umberto Bossi ne ha già dette di tutti i colori su Salvini («Non mi piace», «è un ragazzino», «un coglionazzo», «le sta sbagliando tutte», «va al Sud a raccattare voti senza un progetto») ma è la prima volta che il fondatore del Carroccio si scaglia contro la linea del segretario in un'occasione ufficiale del partito e in un luogo dal significato così speciale per la Lega, la festa di Pontida. «La direzione politica giusta oggi la dà quella collina» ruggisce il vecchio Umberto indicando il grande striscione «Secessione» davanti al pratone, «il resto sono chiacchiere». Chiacchiere, dunque, le battaglie della Lega salviniana contro l'Europa, la moneta unica, il mostro di Bruxelles, secondo Bossi, perché «i dati dicono che l'Italia ci porta via (al Nord, ndr) 100 miliardi di euro ogni anno, l'Europa invece 2 miliardi e mezzo. Chi è allora il maggior nemico? Tirate voi le conclusioni. Capisco bene perché in quel bellissimo striscione lì c'è scritto Italia di merda, capisco bene...».

Parole a cui seguono applausi e boati nel popolo leghista, che non ha mai smesso di sognare l'indipendenza e la secessione, i vessilli storici del Carroccio. L'accusa di Bossi è precisa, e per quanto alimentata dai rancori personali per essere stato messo da parte, coglie un nervo del movimento, che infatti poi si divide e ne discute su RadioPadania: «Ho studiato in questi mesi, con molta attenzione, la Lega - racconta Bossi - Veniamo da un periodo difficile, la Lega non era né carne né pesce, era una specie di anfibio, ma con questa Pontida il popolo leghista ha chiarito bene qual è la linea (l'indipendenza, ndr). A volte i dirigenti devono essere richiamati dai militanti, perché prendono delle strade che non portano da nessuna parte». La Lega nazionale-lepenista della segreteria Salvini, dunque, è la direzione sbagliata secondo Bossi. «Noi abbiamo una storia, la libertà del Nord oppresso dal centralismo italiano, la Lega è nata per quello non per altri motivi. La Lega non potrà mai diventare un partito nazionale» dice l'ex segretario federale sfidando Salvini. «La parola d'ordine che mette in ginocchio lo Stato è una sola: Padania libera!», slogan che i militanti ripetono in coro salutandolo «Bo-ssi! Bo-ssi! Bo-ssi!». Salvini gli risponde per le rime qualche minuto dopo: «Io c'erp sul Po nel '96, sono orgoglioso di tutto quanto fatto nel bene e nel male dalla Lega, ma qualche problema ce lo siamo andati a cercare noi» dice riferendosi agli scandali della Lega di Bossi. «Basta col partitino servo di qualcun altro, quando l'ho presa io la Lega era al 3%, a Bruxelles rischiavamo di andarci da turisti». Ma l'affetto, in fondo, resta. «È la sesta volta che mi dice che non capisco un c... ma cosa faccio? Senza Umberto non saremmo qui. E quindi lo abbraccio e vado avanti per la mia strada. Io non sono per la rottamazione, anzi mi fanno schifo quelli che accoltellano chi fino al giorno prima chiamavano fratello».

PBra

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