Politica

Austerity e immigrati: ecco perché Bruxelles ha deluso gli italiani

L'Eurobarometro certifica: solo il 44% vuole stare nella Ue. I colpevoli, da Juncker a Merkel

Austerity e immigrati: ecco perché Bruxelles ha deluso gli italiani

Ricordate Cane di Paglia? In quel vecchio film una banda di bulli si fa beffe di un mite matematico turlupinandolo, violentandogli la moglie e cercando di ucciderlo. Fino a quando il mansueto professore non si trasforma in uno spietato vendicatore capace di far strage dei suoi persecutori.

Quel film è la parabola dell'Italia raccontata dall'Eurobarometro, il sistema di sondaggi del Parlamento di Bruxelles che rileva lo stato d'animo degli europei. Secondo i dati pubblicati ieri gli italiani, entusiasti sostenitori dell'Unione europea fino a meno di dieci anni fa, sono oggi i più disillusi euroscettici.

La percentuale del 43 per cento di italiani ancora oggi soddisfatti per l'adesione all'Europa rappresenta, infatti, la percentuale più bassa di un'Unione dove il 68 per cento della popolazione è convinta che il proprio Paese abbia tratto beneficio dall'entrata nel club dei 27.

Un sostanziale «malessere italiano» confermato dal dato secondo cui - in caso di referendum - soltanto il 44 per cento sceglierebbe di restare legato a Bruxelles. Ma come stupirsi. Da anni gli italiani sono trattati alla stregua del mite «cane di paglia». Presentatisi con le migliori intenzioni nel villaggio europeo si son visti imporre l'austerità dalla Germania e dai suoi consociati, hanno assistito al tentativo francese di soffiargli la Libia e di mettere le mani su alcuni gioielli dell'industria nazionale per poi fare i conti con i tentativi di Bruxelles e di tutti gli altri di trasformarla in un campo profughi permanente.

Il tutto condito con la derisione e gli insulti di una classe di burocrati sempre pronta ad oltraggiare il nostro paese, fargli i conti in tasca e spiegare agli italiani chi e cosa dovrebbero votare. A gennaio, tanto per ricordare alcune perle, il Commissario agli Affari economici della Ue Pierre Moscovici non si fece problemi a definire il voto italiano «un rischio politico per l'Unione europea». E a fine maggio il presidente della Commissione Europea Claude Juncker raccomandava agli italiani di «lavorare di più, essere meno corrotti e smettere di incolpare l'Ue per tutti i problemi». Il tutto per arrivare alle ultime interviste in cui Juncker inanella pesanti giudizi sulla manovra economica italiana. Giudizi anche giustificati, ma che contribuiscono nella loro controproducente ripetitività a far sentire gli italiani come i «paria» di un'Europa a cui, dall'entrata nell'Euro in poi, hanno garantito fiducia, sforzi e sacrifici. E più delle dichiarazioni urticanti, ma pur sempre passeggere, contribuiscono i fatti.

Difficile continuare a fidarsi di un'Unione pronta, a parole, nel settembre 2015 a spartirsi 40mila richiedenti asilo e ferma a tre anni di distanza a meno di 15mila ricollocamenti.

E come dovrebbe reagire un italiano nei confronti un Emmanuel Macron salutato nel maggio 2017 come il profeta della nuova Europa, ma trasformatosi oggi in un saltimbanco dei respingimenti pronto a rimandarci indietro i migranti con il favore delle tenebre. E chi si sogna ormai di far affidamento su una Germania dove la signora Angela Merkel, fautrice nel 2015 dell'accoglienza indiscriminata, si è accorta solo nel giugno di quest'anno, di non aver prestato attenzione ai migranti approdati nella penisola. Salvo cercare, subito dopo, di rimandarci indietro i migranti secondari. Se gli italiani si son trasformati da pecore in lupi c'è poco da sorprendersi. E Matteo Salvini commenta: «È evidente ormai a tutti che occorra rifondarla. Io sogno un'Europa che faccia poche cose, e le faccia bene.

Le elezioni europee saranno un'occasione storica».

Commenti