Cronache

Autarchico, osé o futurista? A tavola un cenone diverso

Va di moda tematizzare l'abbuffata più impegnativa dell'anno Ma per non sbagliare meglio puntare sui vanti del made in Italy

Autarchico, osé o futurista? A tavola un cenone diverso

Sarà un Natale anni Sessanta. Trascorso soprattutto in cucina. Saranno 3,1 le ore medie trascorse a spignattare per preparare il pasto più importante, dell'anno, il pranzo del 25. Lo dice Coldiretti sciorinando i dati di un'indagine Ixè che fotografa come le feste 2015 saranno le più gastronomiche di sempre. Il ritorno alla cucina infatti non ha molto a che fare con la crisi. Diciamo che è soprattutto l'effetto Masterchef: gli Italiani adorano trasformare ogni giornata a tavola in uno show cooking personale a beneficio di paenti e amici. E sbagliate a pensare che sia una tendenza soltanto femminile. Gli uomini si mettono il grembiule e creano. In questo gli anni Sessanta sono davvero un ricordo. Ma quali sono le tendenze del Natale 2015 sulla tavola familiare? Coldiretti ha evidenziato alcuni menu a tema. Il primo è il menù autarchico, nel quale ad esempio il caviale del Volga è sostituito da quello di lumaca nostrano, magari proveniente dal più grande allevamento italiano a Campofelice di Roccella nelle Madonie, in Sicilia; e la bottarga e le trote dei nostri corsi d'acqua possono degnamente fare le veci del salmone dell'Alaska.Altro menu tematico quello salutista. Ok, immaginiamo l'obiezione: pure a Natale dobbiamo fare i sacrifici? Però provate ad assaggiare il pecorino anticolesterolo, i cioccolatini all'olio d'oliva, la pasta alla canapa per chi è intollerante o la porchetta e la fiorentina al muscolo di grano e anche le persone con problemi di salute o quelli che non vogliono finire il Natale con la sentenza della bilancia avranno qualche forma di soddisfazione.E poi c'è la tradizione. Non quella della nonna o quella che vede sempre trionfare il panettone e le lenticchie, ma quella dei nostri avi lontani. Chi vuole divertirsi oltre che con i libri di ricette anche con quelli di storia, può portare in tavola il vino cotto con il quale concludevano i loro gli imperatori romani. Oppure il caciofiore di Columella, il formaggio più antico d'Italia. O anche il liquore di ulivi utilizzato dagli antichi romani come curativo. E c'è anche la biblica manna, tutt'ora tratta dal tronco del frassino dagli agricoltori siciliani. Una rinomata pasticceria di Castelbuono, nel Palermitano, ne trae anche un golosissimo panettone.Un Natale afrodisiaco? Magari non sta bene, però chi proprio vuole può imbandire la sua tavola con aragosta, caviale, tartufo, o magari con più economici prodotti: il pistacchio di Bronte e l'immancabile ma sempre efficace peperoncino. Un Natale aggiornato ai cambiamenti climatici è quello che vede protagonisti prodotti che in Italia sono sbarcati di recente e che prima non sarebbero stati coltivati: come l'avocado o le arachidi made in Italy. Come condimento l'olio prodotto ai 1200 metri di Morgex e La Salle in Val d'Aosta. Futurista il Natale con i prodotti portati nello spazio da Samantha Cristoforetti, come i legumi di Ustica o le microalghe molto ricche di proteine. Ok, magari un'altra volta.Ma alla fine il Natale più buono è certamente quello santificato da alcune delle migliaia di prodotti certificati, che fanno dell'Italia il principale scrigno di tesori enogastronomici del mondi intero. «L'Italia - dice il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo - è l'unico Paese al mondo a poter vantare 276 prodotti a denominazione di origine (dop o igp), oltre a 4886 prodotti tradizionali censiti dalle Regioni». Una ricchezza di climi, terreni, biodiversità che si rilette anche nei vini, con 504 varietà di uva iscritte al registro viti contro le 278 dei celebrati cugini francesi.

E vinciamo anche il derby dell'olio con gli altri vicini, quelli spagnoli: noi abbiamo 533 cultivar di olive, loro 70. E se fosse semplicemente un Natale italiano?

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