Politica

Sulle tasse siamo maglia nera Ue. Il Cav pronto col dossier "flat tax"

Gli azzurri preparano la manifestazione di sabato

La vita di Forza Italia non è solo l'elaborazione di strategie per riunire il centrodestra. Il partito fondato da Silvio Berlusconi è mobilitato da settimane per il «No Tax Day» di sabato, una manifestazione che ha l'obiettivo di riportare al centro dell'attenzione l'uso eccessivo della leva fiscale dei governi Monti, Letta e Renzi. Una stangata dopo l'altra, un balzello qui e una gabella hanno progressivamente aggredito il bene rifugio per eccellenza degli italiani: la casa. Dal 2011 al 2014 il gettito delle imposte sugli immobili è aumentato di 20 miliardi di euro ai quali bisogna aggiungere i 7,3 miliardi di maggiori entrate dall'incremento della tassazione sul risparmio. Ecco perché ieri sera il responsabile Internet azzurro, Antonio Palmieri, ha lanciato l'hashtag #BastaTasseSullaCasa, il leitmotiv dell'iniziativa.

E non è un caso che ieri a pranzo il Cavaliere abbia incontrato Antonio Martino, tessera numero 2 di Forza Italia e da sempre anima liberale e liberista del movimento. L'occasione fa pensare che Berlusconi stia meditando il rilancio di un importante punto programmatico di politica economica: la flat tax, ossia un'imposta sui redditi con aliquota unica. Sin dal 1994 Berlusconi e Martino avevano proposto lo scaglione unico al 33% (sdoppiandolo, all'indomani della vittoria del 2001, con un 23% per i redditi bassi), ma prima gli alleati ex democristiani e destrorsi e poi i morsi della crisi avevano reso irrealizzabile il progetto, ispirato alle teorie del premio Nobel Milton Friedman. Una battaglia di civiltà che si fonda su un semplice presupposto: abbassare le tasse produce un aumento del gettito in quanto assumersi il rischio delle conseguenze penali e civili dell'evasione diventa meno conveniente.

E, soprattutto, abbassare le tasse consentirebbe al nostro Paese di competere meglio nel contesto europeo. L'Ufficio studi della Cgia di Mestre ieri ha infatti reso noto che nel 2013 i contribuenti italiani hanno lavorato per il fisco fino al 7 giugno, vale a dire 9 giorni in più rispetto alla media registrata nei Paesi dell'area euro e ben 13 se, invece, il confronto viene realizzato con la media dei 28 Paesi che compongono l'Ue. In Eurolandia «solo i francesi con 174 giorni, i belgi con 172 e i finlandesi con 161 hanno sopportato uno sforzo fiscale superiore al nostro», ha commentato il segretario generale degli artigiani mestrini Giuseppe Bortolussi. In Germania il «tax freedom day» (giorno di liberazione dalle tasse) scatta dopo 144 giorni (25 maggio), in Olanda dopo 136 giorni (17 maggio) e in Spagna dopo 123 giorni (4 maggio).

«È necessario applicare i costi standard per ridurre gli sprechi e ridurre le tasse di pari importo», ha concluso Bortolussi ricordando che dal minimo del 2005 (143 giorni) «i giorni di lavoro necessari per onorare il fisco» sono progressivamente aumentati.

E non è un caso che nel 2005 fosse entrata in vigore la riforma (parziale) del governo Berlusconi, ispirata proprio da Antonio Martino.

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