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La balle M5s sul calo del Pil. Per loro è colpa di Gentiloni

La "narrazione" di Di Maio sulla recessione: quelli di prima dicevano che la crisi era finita ma mentivano

La balle M5s sul calo del Pil. Per loro è colpa di Gentiloni

Peggio delle stime più pessimistiche. Nel quarto trimestre del 2018 il Pil italiano è diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente, principalmente a causa di un crollo negli investimenti. Il dato peggiore dal 2013. Visto che anche il precedente trimestre si era chiuso con il segno meno, l'Italia è ufficialmente in recessione.

Nelle settimane scorse gli analisti avevano azzardato un meno 0,1%, il governo aveva sperato nella crescita zero, che avrebbe evitato la recessione. L'Istat ha invece fornito una prima stima che supera le previsioni peggiori. La variazione negativa è la sintesi di performance differenziate per settore, ma con in comune un dato: cala la domanda interna, mentre cresce la domanda estera. Come dire, la recessione di fine anno non è il riflesso delle tensioni internazionali, della guerra dei dazi tra Usa e Cina o del rallentamento della Germania, come ha sostenuto ieri il premier Giuseppe Conte («I dati del terzo e quarto trimestre risentono della guerra dei dazi, che incide sull'export»). Spiega Paolo Mameli, senior economist di Intesa Sanpaolo, «la caduta del Pil è riconducibile principalmente all'industria e alla domanda interna, pensiamo più per investimenti che per consumi».

Lo sa anche il governo che ieri è corso ai ripari puntando sugli investimenti pubblici e sul rilancio della domanda interna. «La risposta» ai dati Istat sul Pil che hanno certificato la recessione tecnica per l'Italia «non può che essere quella di accelerare il programma di investimenti pubblici previsti dal governo e le altre misure contenute nella legge di bilancio», ha spiegato il ministro dell'Economia Giovanni Tria. È noto che il ministro avrebbe preferito più investimenti nella manovra approvata alla fine di dicembre. La strada che il governo vuole intraprendere è un decreto «cantieri veloci» per «dimezzare i tempi dei lavori», ha annunciato il vicepremier Matteo Salvini.

La Lega vorrebbe anche rafforzare la riforma fiscale, abbassando l'aliquota Irpef più bassa, portandola al 20%. Resta la speranza che le principali misure di spesa previste dalla manovra per il 2019, il reddito di cittadinanza e Quota 100, possano portare gli italiani a spendere di più.

La stima preliminare del Pil di fine 2018 era attesissima e non solo per la conferma o meno della recessione, che in fondo è una convenzione. Il fatto è che una crescita nell'anno scorso molto inferiore alle previsioni non può che avere ripercussioni anche sull'anno in corso. Una eredità pesante per il governo che nella legge di Bilancio ha prevosto una crescita dell'1%. Stima che a questo punto non potrà essere confermata. Difficile centrare anche lo 0,6% previsto da Bankitalia, criticatissimo dal governo. Le previsioni degli analisti per l'anno in corso sono tra lo zero o lo 0,5%.

I mercati hanno assorbito la brutta notizia, con la Borsa italiana che ha chiuso a -0,2%. Segno che il calo del Pil era già stato prezzato. Lo scontro politico, invece, si è accentuato. Il vicepremier Luigi Di Maio ha attribuito la responsabilità ai precedenti governi. «Dicevano che la crisi era finita» e invece oggi con i dati Istat vediamo «il fallimento di una intera classe politica che gli italiani hanno mandato a casa il 4 marzo». L'esponente di Forza Italia Renato Brunetta ha chiesto al governo di riferire in Aula, in particolare sulle «facoltà divinatorie» del premier che mercoledì aveva anticipato il dato negativo. L'Italia è l'unico Paese europeo in recessione.

«La responsabilità è da attribuire esclusivamente al governo» che deve «dimettersi immediatamente».

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