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Il Bambin Gesù chiama il bimbo senza speranza: "Charlie venga da noi"

Sono le ultime ore di vita del neonato inglese. E l'ospedale della Capitale vuole accoglierlo

Il Bambin Gesù chiama il bimbo senza speranza: "Charlie venga da noi"

Dicono che il futuro del piccolo Charlie Gard sia stato già scritto. E non sarà a lieto fine. Ma la storia che sta commuovendo il mondo potrebbe avere un'appendice italiana capace di renderla più tollerabile. Se da Londra arrivano segnali di rassegnazione da parte dei genitori qualcosa muove la speranza di rendere lo scorrere di queste ore meno implacabile. Dopo la proposta del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, pronto ad aiutare Charlie, arriva ora l'appello dell'ospedale pediatrico Bambino Gesù che si è detto disponibile ad accogliere immediatamente il piccolo.

A darne notizia è stata, ieri, la presidente della struttura capitolina Mariella Enoc, che è in contatto con il Great Ormond Street Hospital di Londra, dove è ricoverato Charlie, per capire se esiste la possibilità o meno di un eventuale trasferimento». «Sappiamo che il caso è disperato e che, a quanto risulta, non vi sono terapie efficaci - spiega la presidente -. Siamo vicini ai genitori nella preghiera e siamo disponibili ad accogliere il bimbo per il tempo che gli resterà da vivere se i genitori lo vorranno».

La proposta arriva in seguito alla presa di posizione di Papa Francesco che, domenica, aveva rotto gli indugi invitando a rispettare il desiderio dei genitori del bambino di 10 mesi. Il Santo Padre si era in realtà già pronunciato, venerdì, quando in un tweet aveva scritto: «Difendere la vita umana, soprattutto quando è ferita dalla malattia, è un impegno d'amore che Dio affida a ogni uomo». Le parole del Santo Padre, «riferite al piccolo Charlie, ben riassumono la missione dell'ospedale Bambino Gesù», sottolinea ancora Mariella Enoc, presidente dell'ospedale pediatrico di proprietà della Santa Sede. Sulla vicenda si era espresso anche don Carmine Arice, Direttore dell'Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei e membro della Pontificia commissione per le strutture sanitarie, che aveva annunciato la disponibiità all'accoglienza del piccolo da parte delle strutture cattoliche, come il Gemelli e il Bambino Gesù. «Mi chiedo - fa notare il sacerdote - perché ci debbano essere dei luoghi nei quali, la vita quando è così fragile, non possa essere altrettanto curata e custodita?».

Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei e arcivescovo di Perugia, pensa «alla vita fragilissima del piccolo Charlie Gard a cui va tutta la nostra attenzione, riflessione e preghiera». «Come ha detto papa Francesco - continua - la vita si difende sempre anche quando è ferita dalla malattia. Non esiste una vita non degna di essere vissuta. Altrimenti è la cultura della scarto che vince su tutto».

Non si sa ancora quando i medici del Great Ormond Street Hospital di Londra decideranno di staccare le macchine dopo che i medici venerdì avevano deciso di dare ai genitori qualche ora di tempo per stare accanto al piccolo. «Ci stiamo godendo ogni istante che ricorderemo per sempre con i cuori molto pesanti», ha detto la madre, Connie Yates. Che ha anche ringraziato «per tutto il sostegno in questo momento estremamente difficile», chiedendo rispetto per il loro dolore: «Rispettate la nostra privacy mentre ci prepariamo a dare l'addio a nostro figlio Charlie». Il Great Ormond Street Hospital ha ottenuto il via libera a staccare la spina dopo che ogni tribunale britannico e la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo avevano esaminato il caso. Adesso anche l'ospedale ha chiesto «spazio e privacy in questo momento di così forte tensione».

Il bimbo soffre fin dalla nascita di sindrome da deplezione del Dna mitocondriale, una malattia di cui sono noti solamente altri 16 casi in tutto il mondo e che impedisce al corpo di produrre sufficiente energia per alimentare da solo organi vitali interni come fegato e cervello, che così deperiscono progressivamente e in modo inarrestabile.

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